Coronavirus, il racconto di Andrea: "Sono finito in terapia intensiva"

Andrea Napoli, ha 33 anni ed era in perfetta salute prima che fosse contagiato: "Il coronavirus non colpisce solo gli anziani, io ero in ottima forma"

Coronavirus, il racconto di Andrea: "Sono finito in terapia intensiva"

"Ho 33 anni, ero in salute ma il virus non mi ha risparmiato". Comincia così la testimonianza di Andrea Napoli, avvocato 33enne di Napoli, colpito dal coronavirus agli inizi di marzo. In un videomessaggio pubblicato dall'Agenzia Stampa LaPresse, il giovane ha raccontato il suo doloroso travaglio dopo esser risultato positivo al tampone faringeo per il Covid-19.

Una esperienza devastante quella di Andrea che, in un giorno apparentemente tranquillo, si è ritrovato attaccato ad un respiratore nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Columbus Covid-2 Hospital di Roma. Tutto è cominciato una mattina di inizio marzo, il 33enne ha cominciato ad avvertire una lieve febbricola fino a quando, nelle ore successive, la temperatura è schizzata rapidamente attorno ai 40 gradi. "Quel giorno ricordo di aver fatto tranquillamente un'udienza, senza alcun tipo di sintomo - racconta il giovane - La mattina stessa ho fatto colazione, pranzo e poi, all'improvviso mi sono sentito male. Dai 37.1 di febbre sono passato ai 39.7 in nemmeno 24 ore con un respiro talmente corto che non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto, ma anche solo rigirarmi era faticoso".

Andrea, avvocato con un passato da sportivo nella pallanuoto, ha dovuto richiedere l'intervento tempestivo dell'ambulanza dopo aver manifestato i sintomi di una grave insufficienza respiratoria. "Purtoppo certe esperienze devi viverle per capire realmente quanto siano dolorose. - racconta - Non è una semplice influenza, assolutamente. Anzi, devo dire di non essermi mai ritrovato in una situazione del genere. Io, che ho 33 anni e sono in splendida forma, mi sono ritrovato in poco più di un solo giorno in terapia intensiva per questa 'banale influenza', se così la si vuole chiamare".

Un calvario breve, per fortuna, ma che lo ha segnato nel profondo, tanto da riuscire a dimenticare gli attimi trascorsi in terapia intensiva. "Nella mia degenza lì, purtroppo ho visto 3 persone che non ce l'hanno fatta. - racconta Andrea mentre sta completando la quarantena in un albergo capitolino -Accanto a me, per tutta la notte, c'era un povero anziano che improvvisamente non si è più mosso. Ho visto molto dolore, molta fatica". Straziante è anche l'accenno ai medici e infermieri impegnati in corsia. A loro, il 33enne napoletano rivolge un sentito ringraziamento: "I medici erano sempre molto affannati, avevano sempre il fiatone per il peso dell'attrezztura che portavano.

- spiega - Si vedeva che erano molto, molto provati". Ci vorrà ancora del tempo prima di ritornare alla normalità: "Mi mancano molto gli affetti - conclude - Il mio desiderio è poterli riabbracciare e fare una semplice passeggiata".

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