Il coronavirus si porta via il confessore di Bossetti

Si chiamava don Fausto Resmini, per 22 anni ha assurto al ruolo di capellano del carcere di Bergamo, anche lui è una delle numerose vittime del covid-19

Il coronavirus si porta via il confessore di Bossetti

Nonostante i dati sembrano essere lievemente incoraggianti, il coronavirus continua a mietere vittime in tutta Italia. Tra queste, anche don Fausto Resmini, confessore di Massimo Giuseppe Bossetti. In vita, il prelato ha ricoperto il ruolo di confessore presso il carcere di Bergamo dal 1992 al 2015. Riguardo la vera indole di Bossetti, condannato all'ergastolo per l'assassinio di Yara Gambirasio nel 2010, Resmini era solito affermare: "Che sia innocente o colpevole, a me si è affidato un uomo...". Una persona fedele alla parola del Vangelo don Resmini, il quale affermava di incontrare un uomo, al di là di come potesse essere dipinto dalla stampa, da come fosse visto dai giudici e da come venisse trattato dall'amministrazione carceraria. Il confessore di Bossetti era ben consapevole che quest'ultimo fosse un individuo "scomodo" e "indesiderato" dall'opinione pubblica . Nonostante ciò, aveva dichiarato: "Io devo dare ascolto alla sua richiesta d'aiuto, camminare insieme con lui, anche sfidando il pregiudizio...". Secono il sacerdote, anche se una persona sbaglia, rimane pur sempre una persona.

Coronavirus, morto Don Resmini, il confessore di Massimo Bossetti

Don Fausto Resmini, morto a causa del coronavirus, era conosciuto per essere il confessore di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo, per l'omicidio della giovane Yara Gambirasio avvenuto a Chignolo d'Isola (Bergamo). Come riporta il settimanale Giallo, Don Resmini era un sacerdote vicino agli ultimi, agli ermaginati e ai sofferenti. Un uomo dal cuore generoso, che non si risparmiava nel fornire il giusto aiuto psicologico ai detenuti ed alle guardie carceriere del penitenziario di Bergamo. La morte improvvisa del cappellano ha scosso non solo il bergamasco, ma l'intera Italia. Don Fausto Resmini si trovava ricoverato presso l'ospedale di Como, pochi giorni prima aveva scoperto di aver contratto il covid-19, che in Italia ha ucciso numerosi preti. Prima di esalare l'ultimo respiro aveva fatto tale dichiarazione ad un confratello: "Sono stanco, ma contento. Devo vivere molto intensamente le mie giornate, se voglio star bene con me stesso. Allora arrivo a sera soddisfatto, anche se non ce la faccio più...".

Massimo Bossetti e don Fausto Resmini si conobbero il 25 giugno 2014, circa una settimana dopo l'arresto del muratore. Il 2 agosto dello stesso anno venne anche intercettata una telefonata tra la moglie di Massimo, Marita Comi e il cappellano del carcere. In quell'occasione, il prete aveva detto alla donna di aver incontrato Massimo, forse prima del colloquio con la defunta madre di Bossetti, Ester Arzuffi. A tal proposito, non si sa se il prelato conoscesse la verità sulla fine di Yara Gambirasio.

Secondo gli inquirenti, verosimilmente, il prelato non sapeva nulla al riguardo, pur avendo ricoperto, a sua insaputa, il "ruolo di messaggero". Il prete, infatti, era stato "utilizzato" spesso da Bossetti come intermediario tra lui e e Marita.

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