“Quei tre lo hanno massacrato e io gli ho giurato che non vivranno fuori dal carcere”. Simone Giacomoni, il secondo dei sette figli di Lucio, il medico ucciso nella sua casa di Mentana il 23 gennaio dello scorso anno da tre romeni, racconta al Tempo la tragica fine di suo padre.
“Quella notte mia sorella mi ha chiamato alle tre. ‘Simone, papà, papà’, ripeteva. Mi sono alzato, ero in pigiama, scalzo e in quel modo sono corso a casa di mio padre, a tre chilometri dalla mia. Ho aspettato le sette di mattina, fuori a quella villa che tanto aveva voluto e che in un anno è stata profanata dai ladri dieci volte. Volevo vederlo, salutarlo”, dice il secondogenito di Lucio Giacomini. Il figlio, parlando degli assassini, dice: “Sono dei vigliacchi, lo hanno aggredito in tre, di notte, dopo aver staccato la luce dal contatore elettrico. Mihai (Alexandru Ionel n.d.r.) è una persona che mio padre ha aiutato, ha dormito da lui, aveva un problema al ginocchio e lo ha fatto visitare da un luminare. Adesso in aula piange, ma è lui, ex campione europeo di kickboxing, ad avergli dato il primo pugno”. Il figlio è sicuro“Io non perdono. Se questi tre tornano in libertà, in cella entro io”.
Uno degli avvocati difensori è arrivato a dire che tutto sommato non suo padre non è stato picchiato forte e questo ha provocato un diverbio col Giacomini e i carabinieri li hanno dovuti dividere. “Forse le foto del cadavere non le ha viste. Me lo hanno massacrato, - racconta il figlio della vittima - buttato in bagno, colpito a calci sulle costole, alla schiena, gli hanno sbattuto la faccia a terra più e più volte. Tant’è che è morto”. I tre romeni hanno aggredito anche una ragazza moldava che abitava con loro e le hanno detto "Lucio Giacomoni doveva morire, perché era un nostro nemico”, riferisce il figlio che ormai crede poco nella giustizia. Secondo lui tutti hanno “diritto a essere difesi, non a scegliersi gli avvocati Tra l’altro pagati a spese di noi contribuenti”. Buduca, (Daniel Alexandru n.d.r.), infatti, è stato condannato a luglio con rito abbreviato ma “non ha ricevuto l’ergastolo perché il giudice non ha ritenuto valide le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi”.
La cosa agghiacciante è che quello stesso giudice si è poi scusate con i figli della vittima a cui "ha detto di aver ricevuto una direttiva del Ministero perché la pena massima a ragazzi di 25 anni incensurati non si può dare”. “Gli ho scritto una lettera per dirgli che è un vigliacco, come lo Stato. Neanche l'ergastolo è abbastanza”, conclude Simone Giacomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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