Per il secondo giorno consecutivo il comandante Francesco Schettino torna in aula a Grosseto. All'udienza, relativa all'incidente probatorio sulla scatola nera della nave da crociera, arriva passando da un ingresso secondario. Dribbla la selva di giornalisti che lo attende, salutando gli operatori delle televisioni. Poi entra in aula.
L'ex comandante della Costa Concordia, che ieri aveva parlato con uno dei sopravvissuti, rassicurandolo sul fatto che la verità verrà a galla, è tornato al teatro moderno, dove accusa, difesa e rappresentanti delle parti lese ascolteranno i risultati del lavoro dei periti. Cinquanta i questiti del gip Valeria Montesarchio. Le risposte che verranno dall'udienza serviranno a fare finalmente chiarezza sulle dinamiche dell'incidente che portò la nave sulle scole del Giglio.
In aula nove indagati, con i loro difensori. Il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio. I sostituti Alessandro Leopizzi, Maria Navarro e Stefano Pizza. E i 125 avvocati difensori delle parti offese, insieme a periti e collaboratori.
La tesi della difesa
I legali incaricati della difesa di Schettino puntano la loro strategia su un errore del timoniere indonesiano. Sostengono che l'uomo non abbia capito gli ordini dati dal comandante in inglese negli ultimi minuti di navigazione. Una virata a sinistra e non a destra - lo sostengono anche i periti - avrebbe "aggravato una situazione già di per sé critica e possono aver concorso al verificarsi della collisione".
"Ho salvato la vita a voi e a tantissimi passeggeri"
Arrivando in aula, Schettino ha incontrato una coppia di tedeschi sopravvissuti al naufragio. Intervistati da Sky Tg24 i due hanno raccontato di avere parlato più volte con il comandante. Che ha negato ogni responsabilità: "Non ce la dovete avere con me, perchè io, con la mia manovra, ho salvato la vita a voi e a tantissimi passeggeri", avrebbe detto, aggiungendo di essere responsabile della "manovra che ha consentito di salvarci la vita".
Schettino sapeva della falla
Tre minuti dopo l'impatto con gli scogli, il comandante della Concordia aveva la "certezza di avere una falla a bordo, con una cospicua entra d'acqua, tanto da impedire l'ingresso nella sala macchine". Lo dice la perizia disposta dal Gip Montesarchio, punto focale dell'udienza di Grosseto. A Schettino si contesta dunque di non aver avvisato subito l'equipaggio "per permettere loro di assumere il proprio ruolo, fronteggiare l'emergenza e cooperare per la sicurezza dei passeggeri".
Al telefono con le
Capitanerie di Porto di Livorno alle 22.32, 47 minuti dopo avere portato la Concordia sullo scoglio davanti al Giglio, Schettino ammise: "Stiamo imbarcando acqua, tanto è calma piatta". "E poi ci pensi Dio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.