Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla campagna vaccinale, che procede tra ostacoli, ritardi e polemiche sugli effetti collaterali del vaccino, gli esperti sciolgono un nodo cruciale per molti e svelano il sintomo inequivocabile del Covid che consente di distinguerlo dall’influenza. Anche se i sintomi tipici delle due infezioni vengono spesso confusi perché simili, ci sono dei campanelli d’allarme a cui prestare particolare attenzione. Uno dei sintomi più caratteristici dell’infezione da Sars-Cov-2 è la perdita dell’olfatto (anosmia).
Anche in caso di influenza stagionale e forte raffreddore il paziente può non sentire gli odori, ma c’è una differenza da tenere a mente: con il Covid le vie respiratorie sono libere e il naso non cola. Secondo un nutrito gruppo di esperti, quindi, la perdita dell’olfatto è un sintomo tipico prettamente del Covid-19 che non c’entra con la classica congestione nasale, ma si manifesta come sintomo neurologico in relazione al fatto che il virus attacca il nervo e il bulbo olfattivo per poi proseguire la sua strada verso il cervello.
Il professor Alexander Wieck Fjaeldstad, docente specializzato in olfatto e gusto presso l’Università di Aarhus ha chiarito che la perdita dell’olfatto ha raggiunto un punteggio di 80 su 100 nella valutazione dei cambiamenti chemosensoriali e per questo motivo costituisce un sintomo tipico del Covid-19.
Un simile risultato lo hanno raggiunto anche gli esperti dell’University College di Londra: su un campione di 600 pazienti affetti da anosmia osservati, infatti, l’80% di questi era positivo al Covid-19, mentre il 40% dei pazienti positivi presentava la perdita dell’olfatto come unico sintomo. Infine, è da sottolineare come la perdita dell’olfatto possa perdurare fino a 40 giorni dopo la guarigione.
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