La deriva M5s della politica ridotta a sigla

C'è un filo rosso che lega il fu governo gialloverde a quello giallorosso: è la barricadera ideologia grillina

La deriva M5s della politica ridotta a sigla

C'è un filo rosso che lega il fu governo gialloverde a quello giallorosso: è la barricadera ideologia grillina. Dalla Tav al Mes, cambiano gli alleati ma il risultato non muta. Ancora una volta il governo - e con esso l'intero Paese - rischia il pantano per i continui veti del movimento. Era accaduto quando il partner di governo era Matteo Salvini, si rischia il bis ora che gli alleati sono il Pd di Zingaretti e i renziani di Italia Viva. L'era gialloverde è sì finita in soffitta per lo strappo di Salvini, ma ancor prima per le resistenze puramente ideologiche del Movimento 5 Stelle all'alta velocità tra Torino e Lione. «O le cose si possono fare per intero e in fretta oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me», sentenziò il leader leghista prima di rintanarsi al Papeete e decretare la fine dell'esperienza governativa.

Di contro, l'esecutivo giallorosso sta vivendo i suoi giorni più burrascosi sulla riforma del Mes e sull'attivazione dei 37 miliardi di aiuti Ue per la sanità. «Se c'è un no all'Europa l'alleanza è finita», ha avvertito ieri il dem Graziano Delrio.

Ridurre la politica a uno slogan è l'arte del populista modello. Ogni argomento diventa buono per tirare una linea di confine e dividere i buoni dai cattivi. L'abbiamo già visto in passato, lo rivedremo anche in futuro: No Mes, No Tav, No Tap, No Ilva, No F35. Il giochino è semplice e certificato. Si prende un argomento, lo si riduce a un acronimo buono da dare in pasto al proprio elettorato e ci si costruisce attorno l'agenda politica. Vietato anche tentare di approfondire il tema: è così e basta, altrimenti sei un «traditore del popolo», «schiavo del sistema», «venduto alle lobby». Insulti copyright M5s che lasciano il tempo che trovano ma che tornano sempre buoni per stroncare sul nascere ogni discussione. Funziona benissimo. Vuoi il Mes? Non saremo schiavi dell'Europa. Dici sì alla Tav? Sei un amico dei corrotti. Credi sia giusto salvare l'Ilva? Assassino.

Tutto è bianco o nero, buono o cattivo, giusto o sbagliato: nell'ideologia pentastellata non esistono sfumature. Coerenza o scarso acume politico? Visti gli scarsi risultati finora ottenuti dal movimento, più probabile la seconda ipotesi. Diceva Franz Liszt: «La politica è la scienza dell'opportunismo e l'arte del compromesso». Dalle parti grilline, l'ala più governista guidata da Luigi Di Maio sembra avere ben assimilato l'adagio. Ci si fa concavi e convessi a seconda dell'opportunità; una volta si vince, l'altra si perde.

L'importante è non finire all'opposizione (leggasi, dimenticatoio). L'ala degli irriducibili è invece rimasta meno incline alla trattativa. Ma attenzione. A forza di aut aut, presto anche gli stessi elettori grillini saranno costretti a issare una nuova bandiera: No M5s.

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