La Calabria resta zona rossa: il Tar respinge la sospensione del Dpcm

Per il Tribunale amministrativo del Lazio "non sussistono le condizioni". Sgarbi presenta un ricorso per riaprire i musei: "Dpcm illegittimo e discriminatorio"

La sede della Regione Calabria
La sede della Regione Calabria

"Non sussistono le condizioni per disporre l’accoglimento della richiesta cautelare monocratica, ma che ricorrono i motivi d’urgenza per disporre l’abbreviazione dei termini al fine di consentire la trattazione collegiale dell’istanza cautelare in camera di consiglio". Con l'ordinanza depositata questa mattina si stabilisce che la Calabria, almeno per il momento, resta zona rossa. Il presidente della prima sezione del Tar Lazio, Antonino Savo Amodio, ha respinto la richiesta cautelare di sospensione - con provvedimento monocratico - del Dpcm dello scorso 3 novembre e dell'ordinanza del ministro della Salute che classifica la Regione come area a rischio più alto.

L'udienza è stata fissata per il prossimo 18 novembre. Il ricorso per l'annullamento dell'ultimo decreto - presentato dall'avvocato Giuseppe Naimo - era stato annunciato da Nino Spirlì, presidente facente funzioni della Calabria, in seguito alla decisione dell'esecutivo di classificare la Regione tra le aree "rosse".

La decisione su bar, ristoranti e musei

No alla sospensione urgente delle parti del Dpcm del 3 novembre scorso che stabiliscono limitazioni all'attività dei servizi di ristorazione e lo stop a mostre e servizi di apertura al pubblico dei musei, di altri istituti e dei luoghi della cultura. Questo quanto stabilito dal Tar del Lazio attraverso due decreti monocratici cautelari appena pubblicati. Per quanto riguarda le misure stringenti su bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, a firmare il ricorso è stata una serie di esercizi commerciali (molti di Roma); per le chiusure nell'ambito culturale a fare ricorso è stato Vittorio Sgarbi. Il Tribunale amministrativo regionale ha ritenuto che per entrambi "non sussistono le condizioni per disporre l’accoglimento della richiesta cautelare monocratica".

Sono state già fissate le udienze di discussione in camera di Consiglio davanti al tribunale in composizione collegiale: l'udienza degli esercizi commerciali relativa alle limitazioni per le attività di ristorazione - riconosciuti i motivi di urgenza - è stata fissata per il 18 novembre prossimo; la camera di Consiglio collegiale è stata invece prevista il prossimo 2 dicembre per il ricorso presentato dal critico d'arte. Richiamando quanto stabilito dal cosiddetto "Decreto Colosseo" - proposto dall'attuale ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e convertito in legge dal Parlamento nel 2015 - che equipara i musei ai "servizi essenziali", il sindaco di Sutri aveva annunciato che i musei della città sarebbero rimasti aperti.

Il ricorso del Codacons

"La garanzia delle prestazioni in servizi essenziali come sanità e trasporti si estende a musei, monumenti, istituti e luoghi rilevanti del patrimonio culturale, storico e artistico nazionale. Come sono, appunto, i musei di Sutri", aveva dichiarato il deputato del Gruppo misto. Con un ricorso depositato oggi al Tar del Lazio, anche il Codacons ha chiesto la riapertura immediata dei musei in tutta Italia. L'iniziativa legale – con primo firmatario Vittorio Sgarbi – è arrivata in seguito alla vittoria ottenuta dall'associazione sulla riapertura delle scuole in Puglia, e mira ora a raggiungere lo stesso risultato: "Il servizio pubblico essenziale è quello di cui la collettività non può in nessun caso fare a meno (cfr. Corte Cost. n. 31/1969), difatti lo stesso ordinamento ne vieta l’interruzione (il riferimento è all’art.340 codice penale)".

"È evidente che il Dpcm 3 novembre 2020, che prevede la sospensione delle mostre e dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, contrasti con le disposizioni che qualificano come servizio pubblico l’apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura", si legge nel ricorso. Vengono inoltre sottolineate "le gravi disparità di trattamento introdotte dal Dpcm": per gli spettacoli televisivi aperti al pubblico non è stata prevista alcuna sospensione.

Ecco perché è stato chiesto di sospendere il Dpcm del 3 novembre 2020 nella parte in cui, "illegittimamente e in modo del tutto discriminatorio", prevede la chiusura di tutti i musei sul territorio italiano.

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