Il padiglione della Fiera di Varsavia sembra un alveare di piccole brande. Sopra, sotto, di lato poche buste di plastica contengono frammenti di vita raccolti nella fuga. Per lo più cose utili, frammiste a quei piccoli ricordi portati con sé per mantenere un legame oggi difficile da ritrovare. Solo i bambini sembrano dimenticare. Anche se le ferite dell’infanzia sono quelle più profonde, il sottofondo cinguettante dello spazio giochi in Fiera mette allegria. Luci al neon su un pavimento colorato e tanti piccoli, di tutte le età. C’è chi saltella sul gioco della campana, chi si rincorre, altri sbirciano rassicurati dall’abbraccio delle madri o forse zie, forse nonne. Principalmente, infatti, è un universo femminile che si confonde nei ruoli familiari, ma si sostiene a vicenda. Ciascuno lo sa, ma non lo ammette: chissà se, chissà quando le cose torneranno come prima. L’impressione è inequivocabile: gli sguardi sono persi ma fieri, non si cerca di tirare avanti ma di resistere al tempo e alla distanza che può cancellare luoghi, persone, dignità. Ognuno ha una storia da raccontare e per farlo usa gli smartphone: immagini di distruzione, di cadaveri, di città fantasma scorrono sullo schermo frammisti ai momenti di vita ‘normale’ oggi impensabili, forse per alcuni di loro irrecuperabili.
La Fiera di Varsavia PTAK Expo, riconvertita due mesi fa nel più grande centro di accoglienza e transito dei profughi ucraini, è il più grande hub di questa guerra con 5 mila presenze al giorno che ha visto sciamare in Polonia la maggior concentrazione di sfollati su 2 milioni e mezzo di persone: un popolo in fuga che, comunque la si giri, resterà la vera sconfitta della civiltà occidentale. La maggior parte delle persone è pronta per dirigersi altrove, pochi decidono di restare in Polonia, tutti sperano che la pace li possa riportare presto casa. Ovviamente c’è bisogno di tutto e ancor più c’è bisogno di non essere soli. Il presidente della Fiera di Varsavia ha richiesto sostegno umanitario, esteso anche alla Fiera di Posnan, altro crocevia per donne e bambini di passaggio in Polonia. Dall’Italia la risposta è stata pronta. Fondazione Fiera Milano con l’aiuto di Progetto Arca in poche settimane ha inviato più di 200 tonnellate di beni di prima necessità su otto tir diretti a Varsavia e sei a Poznan. "Il collega della Fiera di Varsavia, Thomas Szypula, - racconta Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano - ci ha contattati lanciando un accorato appello. Un grido di aiuto rivolto a tutte le Fiere che fanno capo all’UFI, l’Unione delle Fiere Internazionali. Noi non abbiamo esitato un istante e ci siamo immediatamente attivati mobilitando tutte le risorse, le capacità e le professionalità di cui dispone il Gruppo Fiera Milano".
Oggi il progetto di aiuti umanitari ha accolto anche l’impegno di Fiera di Parma e Federalimentare. Il nuovo obiettivo è il rifornimento di due mense in Ucraina (a Černivci sul confine rumeno e Mostys'ka su quello polacco) che distribuiscono 2 mila pasti caldi al giorno grazie ai volontari di Progetto Arca, oltre a garantire docce, spazi nursery e due aree con gonfiabili per bambini.
"Da oltre due mesi - spiega Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca - assistiamo a un bisogno umanitario sempre più grande e incessante, che colpisce migliaia di persone tra cui ci sono tantissimi bambini. I nostri operatori sono presenti fin dal primo giorno del conflitto, e l’unione delle forze con Fondazione Fiera Milano ha dato una svolta decisiva".
Come sostenere le mense
La nuova raccolta alimentare è rivolta a tutte le aziende del settore che possono contribuire con donazioni di prodotti: principalmente riso, pasta, passata di pomodoro,
scatolame (legumi, piselli, carne, tonno) latte, biscotti, grissini, pane e crackers, bevande (acqua, succhi, bevande) dolci, cibo per animali e dadi per il brodo, oltre a piatti, posate, tovaglioli possibilmente compostabili.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.