Olio extravergine di oliva, pasta, pomodori, caffè, zucchero e verdura. Angelo Spaziano, ex correttore di bozze e giornalista, ha saccheggiato gli scaffali del suo supermercato di fiducia. “Come non facevo da tempo, tanto – dice – paga l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino”.
Proprio così, perché ad Angelo è spettato l’assegno da duecento euro staccato dal chirurgo genovese il mese scorso. L’ex primo cittadino, convocato dal giudice di pace del Tribunale di Roma per rispondere dell’infelice slogan sessantottino – “fascisti carogne, tornate nelle fogne” – rievocato dal pulpito della Festa dell’Unità 2015, si era visto costretto a scusarsi con gli elettori di destra ed a pagare un risarcimento simbolico.
Quei soldi, ci avevano raccontato i consiglieri Fabrizio Santori e Fabio Sabbatani Schiuma, a cui va ascritto il merito d’aver trascinato alla sbarra l’ex sindaco impenitente, sarebbero andati “a una delle tante famiglie che, in tutta Italia, hanno subito un lutto o un’aggressione negli anni di piombo ed ora si trovano in difficoltà”. Così oggi arriva la conferma, è Angelo ad aver riscosso l’assegno.
“Io e mia moglie viviamo da tempo in una situazione di estrema difficoltà economica”. Proprio nel 2007, anno in cui Il Secolo d’Italia – dove lavorava dal 1975 – lo prepensionerà con il minimo sindacale, i due avevano appena comprato la casa accendendo un mutuo ultraventennale. Da allora si sono impegnati con la banca a pagare 750 euro al mese. Poi ci sono anche le utenze e le spese condominiali. Ed una quantità di debiti accumulati nel tempo. Almeno però, oggi, la spesa è fatta.
Per questo Angelo ha inviato al suo “benefattore” un ironico augurio: “Che sua Eccellenza il Duce dal Cielo la protegga e la benedica”. Al quale, però, il destinatario non ha replicato. Non dev’esser andato giù al signor Marino sapere che il suo obolo è stato assegnato ad uno con la croce celtica al collo. Un ciondolo inossidabile, che Angelo – figlio di Renato, ex segretario della sezione missina del Prenestino – ha ricevuto in eredità proprio da suo padre. “Se fosse stato ancora vivo lui sicuramente si sarebbe indignato di fronte all’arroganza di un sindaco capace di fare solo disastri”.
Aver ricevuto quei soldi, per Angelo, non rappresenta solo una boccata d’ossigeno ma anche “una gran bella soddisfazione”. Nel marzo del 1980, era in redazione quando qualcuno – mai identificato – fece esplodere del plastico di fronte all’ingresso secondario de Il Secolo d’Italia.
Ed era amico dell’altro Angelo. Angelo Mancia, anche lui occupato nella redazione del giornale missino come fattorino. “Lo attesero sotto casa e lo fecero fuori”. Ecco perchè “per me quei pochi soldi rappresentano tanto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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