I vescovi dell'Emilia Romagna scendono in campo con un documento a poche giorni dalle elezione valide per il rinnovo del consiglio regionale. I presuli emiliani dicono di non poter "tollerare" l'avanzata di "sovranismi e populismi". Un passaggio abbastanza chiaro, che ha il sapore di un'indicazione elettorale palese. La Conferenza episcopale della Regione interessata dall'appuntamento elettorale, che vede contrapposti soprattutto Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra, e l'uscente Stefano Bonaccini, che è invece sostenuto dal Pd e dal centrosinistra, ha voluto condire il documento con una serie di ulteriori argomentazioni tematiche, ma il messaggio principale sembra essere chiaro.
La "democrazia" - fanno presente i consacrati, come riportato dalla Sir, non può essere "umiliata" e "disattesa". Tra i vari punti sollevati dai vescovi, che hanno da poco festeggiato la nomina cardinalizia di mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna che ha preso possesso in questi giorni della sua sede romana, c'è anche la tutela dell'europeismo: l'Europa, all'interno della dissertazione vescovile, viene definita "casa nostra". Nessuna critica all'Unione europea, quindi. Ma c'è anche dell'altro. Lo stile politico, il linguaggio, da utilizzare in queste ultime fasi della campagna elettorale, dovrebbe possedere delle caratteristiche ben precise: "Libero da offese e falsità, concreto nelle proposte, rispettoso delle persone e delle diverse idee politiche". Caratteristiche che i cosiddetti "populisti" non sarebbero soliti rispettare o quasi. C'è spazio anche per la tematica ecologica, su cui la Chiesa cattolica, mediante la pastorale di Papa Francesco e tanti appelli di contorno, sta incidendo con costanza. Pure le tematiche bioetiche sono state chiamate in causa. Dai problemi legati all'inquinamento alla tutela della vita sin dal suo concempimento: le speranze che i vescovi ripongono nei candidati, prescindendo dal partito di riferimento, sono molte e variegate. "Sono necessarie anche una legislazione e una regolamentazione che non penalizzino alcune categorie di persone nell’accesso alla casa, alla scuola, al lavoro, alla salute", hanno continuato i vescovi. La considerazione principale, però, come notato anche da Repubblica, rimane quella relativa alla necessità di sbarrare la strada al sovranismo-populista.
Il virgolettato mediante cui i vescovi dell'Emilia Romagna tuonano è il seguente: "In una società bensì giusta, ma non fraterna, la democrazia prima o poi cede il passo alle tante forme, oggi ritornate di moda, di sovranismi e populismi. Non possiamo tollerare che ciò abbia a realizzarsi nella nostra Emilia-Romagna". Una nota che è non è difficile da interpretare, perché si inserisce all'interno della linea adottata dalla Chiesa cattolica da quando il "sovranismo-populista" è comparso sulla scena politica.
Gli ecclesiastici hanno detto la loro. Ma lo hanno fatto davvero molto a ridosso del voto, che si svolgerà il prossimo 26 gennaio. La tempistica e il contenuto del documento potrebbero essere aspramente criticati nel corso delle prossime ore.
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