Magari a casa nostra avranno pure esagerato a suonare la grancassa dopo che Emmanuel Macron aveva accettato di fare sbarcare gli immigrati clandestini dell'Ocean Viking al porto di Tolone. Una maggiore sobrietà sarebbe stata consigliabile, visto che i sovranisti nostrani dovrebbero conoscere le abitudini, i comportamenti e l'egoismo di quelli transalpini, da Marine Le Pen a Eric Zemmour, che hanno messo subito in croce l'inquilino dell'Eliseo per il presunto cedimento. Solo che se da noi qualcuno al governo ha sbagliato, Macron con questa reazione esagerata ha sbagliato due volte. Intanto perché negli ultimi tre mesi il governo di Parigi ha «ricollocato» solo 38 dei migranti provenienti dall'Italia. Molto meno di quanto avrebbe dovuto. Eppoi perché è davvero un passo falso rimettere in discussione un accordo sudato e importante come quello che riguarda la ridistribuzione dei rifugiati. Oggi lo fanno Oltralpe su questa tematica, domani l'esempio potrebbe essere seguito da altri in ambiti diversi.
Con iniziative simili si mina alla radice la solidarietà europea e si trasforma l'Unione in un ring su cui tutti giocano a chi ce l'ha più duro. Senza contare che in questo modo il presidente francese dimostra di essere condizionato non poco dall'atteggiamento dei sovranisti d'Oltralpe. Manifesta, insomma, una certa debolezza.
Ecco perché ci vorrebbe un momento di calma e una buona dose di pragmatismo da parte di entrambi i duellanti per rendere un'incomprensione nata sulle parole meno foriera di guai seri. Dovrebbero fare tutti e due un respiro profondo e pensarci non una ma tre volte prima di decidere la prossima mossa. Anche perché la vicenda rischia di mettere in crisi quel rapporto privilegiato tra Roma e Parigi, benedetto dal presidente Mattarella a più riprese, che, oltre a favorire un'alleanza economica in diversi settori a beneficio di tutti e due i Paesi, potrebbe condizionare positivamente la politica europea in un momento in cui l'asse franco-tedesco vacilla. Insomma, anche Macron ha qualcosa da perdere in questo scontro.
Dovrebbe capirlo pure il Pd e in generale la sinistra italiana, da sempre in buoni rapporti con le élites francesi, che hanno la cattiva abitudine di soffiare sul fuoco della polemica giocando di sponda con Parigi e non solo. Uno scontro del genere di certo imbarazza il nostro Paese a livello internazionale, ma spesso fa conquistare consensi da noi. È successo in passato, succederà ancora.
Questo non toglie, però, che certi dossier dovrebbero essere maneggiati con più prudenza dal nuovo esecutivo di centrodestra. È comprensibile la fretta del governo a marcare la propria identità, a rendere chiaro che qualcosa è cambiato, ma il Paese sta attraversando una fase complicata, la congiuntura economica è complessa per non dire drammatica e creare dissapori con quelli che dovrebbero essere i nostri alleati a Bruxelles non aiuta.
Litighi sull'immigrazione e magari ti penalizzano sull'economia, sul Pnrr, sulla riforma del patto di stabilità o quant'altro. Si chiamano ricatti, ma non è la prima volta che vengono messi in pratica in Europa. Basta tornare con la memoria a poco più di dieci anni fa.
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