Sono iniziati sul corpo di Imane Fadil gli esami dei medici legali che dovranno accertare come è morta la modella marocchina, testimone dei processi Ruby che - dopo essere stata ricoverata all'ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) - sosteneva di essere stata avvelenata.
Questa mattina sui tessuti della 34enne sono stati effettuati i prelievi che chiariranno se effettivamente sia stata contaminata da elementi radioattivi. Un sospetto nato dopo che alcuni esami avevano rilevato la presenza di alcuni metalli nel corpo della 34enne. Dopo i "carotaggi" avrà luogo l'autopsia. Nell'istituto di medicina legale di piazzale Gorini sono arrivati anche il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio per fare il punto su come procedere agli accertamenti insieme al pool dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo.
La modella marocchina è morta il primo marzo scorso dopo un mese di agonia per cause ancora misteriose. Nel suo corpo sarebbero stati trovati metalli pesanti come cadmio, antimonio, cromo e molibdeno in concentrazioni fuori dal normale, ma non è ancora chiaro se siano questi all'origine del malore. Almeno tre settimane prima di morire la 34enne aveva parlato di avvelenamento al fratello Tarek e a un amico.
Per la procura e per i medici è ancora tutto da stabilire, ma per i familiari la causa della morte è tutta da ricercare nella sera prima del ricovero e nella cena a cui partecipò. "Conosco nome e cognome della persona con cui Imane uscì", dice il cognato Cosimo, "Chi è? Preferisco non rispondere".
La famiglia racconta di un malore proprio dopo quella cena. "Fu lei a chiamarci a fine gennaio", spiega ancora Cosimo, "Ci disse che era stata ricoverata perché aveva dei dolori molto forti allo stomaco. Era davvero malandata, era un cadavere, soffriva terribilmente. Come è possibile che una donna giovane e attiva come lo era lei si fosse ridotta così in un mese?".
E il dolore è anche nelle parole dei fratelli: "Le hanno mangiato la vita già una volta otto anni fa", si è sfogato Sam, "Siamo sconvolti, distrutti dal dolore. Non crediamo a nessuno". "L’hanno uccisa veramente", aggiunge Fatima, "Vogliamo la verità. Non le credevamo e invece..."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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