Le estorsioni viaggiavano su WhatsApp, arrestati due uomini ritenuti affiliati al clan che volevano impedire a un'azienda di vendere i suoi prodotti sul "loro" territorio.
Le indagini sono state condotte dai uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, agli ordini del tenente colonnello Giulio Pini, che nella giornata di ieri hanno notificato due ordinanze di custodia cautelare in carcere a un 52enne di Battipaglia, Vito De Feo e a un 34enne di Eboli, Massimo Romano. I due risultano già essere detenuti per altre cause, il primo a Lanciano mentre il secondo era ai domiciliari ed è stato trasferito ora presso la casa circondariale di Salerno Fuorni.
Il provvedimento, su richiesta dei magistrati della direzione distrettuale antimafia di Salerno è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale della città campana.
Sono entrambi accusati di aver impedito ai titolari di un’azienda casearia della piana del Sele, territorio all’immediato sud della provincia salernitana, di poter proporre sul mercato locale i loro prodotti nel "territorio" che loro pretendevano di controllare. Secondo quanto hanno scoperto gli inquirenti, che durante le loro indagini si sono avvalsi anche delle intercettazioni telefoniche e ambientali, i due indagati, tra l’estate e l’autunno del 2018, avrebbero utilizzato anche le chat di WhatsApp per confermare le loro richieste e intimidire l’impresa. Dalle minacce, poi, sarebbero passati alle vie di fatto. E così, in un’occasione, a un camion della ditta fu tagliata la strada e all’operaio addetto alle consegne fu, di fatto, impedito di scaricare la merce.
Per i due indagati, adesso, le accuse sono quelle di tentata estorsione con l’aggravante del metodo camorristico.
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