EUROBERLUSCONI

L'ex premier torna al vertice del Ppe a Bruxelles e la Merkel lo accoglie a braccia aperte: è l'unico argine ai populisti in Italia

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Diceva Otto von Bismarck che l'unica vera dote del grande politico è vedere un attimo prima quello che sta per arrivare e regolarsi di conseguenza. Angela Merkel sembra seguire alla lettera la lezione del suo predecessore. Per valutare azioni e decisioni della cancelliera, la prima categoria interpretativa è quella del più ferreo pragmatismo. Un atteggiamento che, secondo i critici, confina con l'opportunismo cinico e per gli estimatori è invece un segno di apprezzabile adesione alla realtà dei fatti.

Anche il riavvicinamento a Silvio Berlusconi obbedisce a questo schema. Arrivata ormai al quarto mandato, la Merkel sembra avere ormai superato lo zenit del proprio potere. Sul piano interno è alle prese con il puzzle della formazione del nuovo governo e non passa giorno senza che i due possibili partner nella coalizione Giamaica, verdi e liberali, le facciano recapitare attraverso i giornali nuove e sempre più impegnative condizioni per la formazione della maggioranza. Tattica negoziale, certo. Ma anche un sintomo della difficoltà di un percorso mai tentato nella storia tedesca.

La debolezza della cancelliera risulta però particolarmente evidente sul piano europeo. In pochi mesi la Germania ha perso un riferimento dopo l'altro. Consumato l'addio alla Gran Bretagna, con cui restano in piedi solo le procedure di divorzio, la Merkel guarda a Est e vede i Paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad, dalla Polonia all'Ungheria, compatti nel mettere in discussione l'egemonia, sia pur riluttante, di Berlino. Quanto a Vienna, un tempo si diceva che i premier austriaci entravano nei vertici bilaterali senza idee e ne uscivano con quelle della cancelliera. Con il governo in via di formazione difficilmente sarà ancora così. Paralizzata la Spagna da una crisi istituzionale senza precedenti, restano la Francia (ma l'incognita Macron non lascia del tutto tranquilli i tedeschi) e l'Italia.

Qui dal punto di vista di Berlino, i pericoli sono due: il velleitarismo «populista» della destra estrema e, soprattutto, il velleitarismo incompetente dei grillini. Il rischio per la Germania è quello di perdere l'ultimo partner affidabile. E agli occhi della cancelliera c'è una sola persona che può evitarlo: l'eterno Berlusconi.

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