Fa'afafine, 80mila firme e partiti in campo. È rivolta contro il teatro gender

Assessori, associazioni e partiti contro lo spettacolo gender proposto alle scuole. Giorgia Meloni firma la petizione. Filippo Savarese (Generazione Famiglia): "Basta usare la scuola come campo di rieducazione di massa"

Fa'afafine, 80mila firme e partiti in campo. È rivolta contro il teatro gender

Oltre 80mila firme contro "l'indottrinamento gender". E non sono poche, intendiamoci. Per presentare una proposta di legge in Parlamento ne basterebbero "appena" 50mila, qui siamo quasi al doppio in una sola settimana. La decisione di alcune scuole italiane di portare i bambini a teatro a vedere lo spettacolo "Fa'afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro" ha scatenato la rivolta delle forze politiche e dei movimenti cattolici. Tanto da ottenere in alcuni casi la cancellazione della rappresentazione.

Perché tanto movimento? Andiamo con ordine. "Fa'afafine" è uno spettacolo particolare. Alex infatti è un bambino che il lunedì si sente maschio e il martedì femmina. Per dirla con il linguaggio degli studi americani sul "gender", sarebbe un bimbo "fluido". Né uomo né donna, ma una via di mezzo che balza da una parte all'altra come se l'identità sessuale fosse un tappeto elastico. Intervistato da ilGiornale.it, l'autore di "Fa'afafine", Giuliano Scarpinato, sostiene che la sua opera non abbia alcun intento educativo e che "non vuole istituire o creare il terzo sesso". Il fatto è che nel 2017 il tour prevede tappe in tutta Italia, con repliche mattutine dedicate alle scuole. Insegnanti e presidi, insomma, porteranno bambini delle medie ad assistere ai dubbi sessuali di Alex, spesso senza il consenso dei genitori mal informati sull'attività "educativa" proposta ai loro figli.

La petizione di Generazione Famiglia

Per questo Generazione Famiglia, l'associazione organizzatrice del Family Day, ha lanciato una petizione online su CitizenGO.org per chiedere al ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli di impedire che le scuole vadano allo spettacolo senza l'autorizzazione delle famiglie. L'adesione è stata massiccia. "Si tratta di un successo oltre ogni aspettativa - dichiara Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e responsabile dell'attività di CitizenGO in Italia - quasi 100.000 firme in una settimana dimostrano che il tema è scottante, profondamente sentito nel popolo, tutt'altro che una mania di pochi fissati. Noi non faremo sconti, la battaglia per la libertà educativa della famiglia è solo all'inizio".

L'opposizione della politica

Alcuni giorni fa anche Giorgia Meloni ha dichiarato di aver aderito alla petizione e l'Assessore alla Scuola della Regione Veneto, Elena Donazzan, ha pure scritto una lettera di protesta alla Fedeli. Alla raccolta firme si sono poi aggregate l'Associazione Nazionale Famiglie Numerose e il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli. A questi si aggiungono le prese di posizione ufficiali di esponenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria. Gli assessori alla Cultura e all'Istruzione della Regione Lombardia, Cristina Cappellini e Valentina Aprea, hanno redatto un comunicato per dirsi "molto preoccupate dalla diffusione di spettacoli teatrali che trattano temi delicati come la sessualità, promuovendo di fatto campagne ideologiche sulla pelle dei bambini". La Lombardia ha dunque chiesto "alle scuole di non aderire ad iniziative che mirano ad inculcare nelle menti dei bambini l'idea che la propria sessualità sia fluida". Sulla stesso tono anche la Lega Nord di Pistoia: "Stigmatizziamo apertamente l'improvvida scelta di far svolgere lo spettacolo 'Fa'afafinè nella mattinata di venerdì prossimo - attaccano i consiglieri regionali leghisti Manuel Vescovi e Marco Casucci - perché si costringono gli studenti a partecipare ad una rappresentazione, senza avere un'alternativa didattica".

La rivolta in molti casi ha avuto successo. Alcune insegnanti hanno ritirato o rifiutato l'adesione di intere classi allo spettacolo in questione e alcune tappe sono state cancellate, come quella di Potenza.

E c'è un motivo, spiega Savarese, se l'indignazione è così diffusa: "Le famiglie - dice - chiedono urgentemente che la politica smetta di usare la scuola pubblica come un campo di rieducazione di massa per fabbricare individui privi di identità forti e incapaci di relazioni stabili, cioè prototipi di perfetti consumatori e sudditi obbedienti".

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