A teatro l'indottrinamento gender. La scuola insegna il "bimbo fluido"

Petizione dei genitori: «Il ministro blocchi lo spettacolo». Il regista: «Retrogradi»

A teatro l'indottrinamento gender. La scuola insegna il "bimbo fluido"

Alex non è un maschio. O meglio: biologicamente lo sarebbe, ma si «sente» anche femmina. Dipende da come si sveglia la mattina: nei giorni pari preferisce mettere le scarpe da calcetto, in quelli dispari il vestitino da principessa. «Gli studi americani lo definirebbero gender creative o gender fluid, ovvero un bambino che si identifica alternativamente nel genere maschile e femminile», racconta Giuliano Scarpinato, autore di «Fa'afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro». Il suo spettacolo teatrale è finito al centro di un polverone di polemiche, accusato da cattolici e «No gender» di «indottrinamento».

«Fa'afafine spiega Scarpinato - è la parola usata nella lingua di Samoa in Polinesia per indicare individui che scelgono di abbigliarsi e comportarsi basandosi su un modello femminile». Un «terzo sesso» a sé stante che «la loro società riconosce come categoria di individui» a parte. Alex viene rappresentato chiuso nella sua stanza, al riparo da chi vorrebbe spiegargli che la natura lo ha generato XY senza alternativa alcuna. Innamorato di Elliot, muore dalla voglia di dichiararsi. Ma non sa se farlo il lunedì, quando si sente maschio, oppure il martedì, quando crede di essere femmina. Per questo vorrebbe «essere tutto insieme, come l'unicorno, l'ornitorinco o i dinosauri». Un confuso minestrone di sessi.

A far discutere non è solo il contenuto dell'opera, ma la decisione di sottoporla alle scolaresche di mezza Italia a volte senza il consenso dei genitori. Ieri Generazione Famiglia, l'associazione organizzatrice del Family Day, ha lanciato una petizione online per chiedere al ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, di impedire che le scuole aderiscano allo spettacolo. «Liberi di non far partecipare i loro figli - ribatte Scarpinato Ma non si faccia censura: non ho alcuno scopo pedagogico e non voglio indottrinare nessuno». Quelle delle associazioni cattoliche le definisce «illazioni» di chi ha «costruito sulla parola gender una caccia alle streghe assurda», figlia di un «preconcetto che semina odio e intolleranza». Poi però ammette che lo spettacolo abbia assunto, «all'interno delle iniziative della Buona Scuola» di Renzi, un ruolo «in funzione educativa ad una affettività che superi i sistemi binari maschio-femmina». Aprendo al genere fluido e creativo.

Sia chiaro: bambini con disturbi dell'identità di genere esistono. È vero. Ma si tratta di un disturbo dai casi limitati. Perché trasformarla in una rivoluzione sessuale da sottoporre a tutti i ragazzi? La «funzione educativa» di cui parla il regista, infatti, sembra essere questa: far credere ai bimbi che in alcuni casi l'identità sessuale possa essere scelta così come si pesca un paio di calzini dal cassetto. Oggi blu e domani rosa. E guai a chi pensa che il «terzo sesso» sia pura invenzione. «Certo ammette Scarpinato scientificamente non esiste e non dico occorra istituirlo, ma la società dovrebbe riconoscere la presenza di una varietà di sviluppi di genere: non ci sono solo due realtà identitarie, ma almeno 25 o 30 definizioni». Chi non ci crede pecca di «un'ignoranza spaventosa» figlia della società anti-progressista. «Siamo nel 2017 aggiunge il regista - Bisogna informarsi e conoscere ciò che circonda i nostri tinelli da italietta degli anni '50».

Peccato persino Papa Francesco abbia definito il gender una “colonizzazione ideologica” frutto “di una frustrazione”.

“Credo che pure lui debba informasi meglio”, conclude convinto Scarpinato. “Ha un'idea frutto di una mentalità vecchia e retrograda”. Quella di chi ancora crede che l'identità sessuale sia un fatto e non un'opinione personale.

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