Il suicidio poi le scuse del giudice. Il fidanzato di Donatella: "Facile parlare ora"

Donatella Hodo, 27 anni, è morta suicida in carcere. Il fidanzato: "In cella piangeva. Perché nessuno è andato a parlarle? "

Il suicidio poi le scuse del giudice. Il fidanzato di Donatella: "Facile parlare ora"

"Ora tutti dicono qualcosa, ma dov’erano quando Dona poteva essere salvata? Cos’hanno fatto per aiutarla?". Sono parole intrise di rabbia e disperazione quelle di Leonardo di Falvo, 24 anni, il fidanzato di Donatella Hodo, la 27enne morta suicida nel penitenziario veronese di Montorio la scorsa settimana. Il ragazzo, ancora molto provato dalla tragedia, ha deciso di rompere il silenzio raccontando il dramma vissuto dalla giovane in cella. "Piangeva, era da sola. Solo io le stavo accanto", racconta in una intervista al Corriere della Sera.

La rabbia

"Ce l’ho col mondo intero, con il sistema, il carcere, i magistrati, le guardie, la sua famiglia, i suoi amici. Ma sono inc... anche con lei, con Dona, perché doveva solo pazientare un altro po’. Presto sarebbe uscita, avevo preparato tutto per lei". Non si dà pace Leonardo da quando la sua "Dona" non c'è più. La ragazza, in carcere per qualche furtarello commesso quando assumeva droga, si è tolta la vita inalando il gas dal fornelletto che aveva in cella. Prima del drammatico gesto, ha scritto un biglietto d'addio per il fidanzato: "Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Perdonami Leo". "L’avevano lasciata sola, ero solo al suo fianco. - dice il 24enne - La ascoltavo, la calmavo, le stavo vicino, le telefonavo, andavo a farle visita. Soprattutto nell’ultimo periodo dopo che l’avevano rimessa in cella perché era scappata dalla comunità, l’avevano abbandonata. Tutti tranne me".

L'ultimo incontro

L'ultimo incontro tra Leonardo e Donatella risale alla mattina del 1°agosto, poche ore prima che la giovane decidesse di farla finita. "Con il suo gesto ha bloccato anche la mia vita. - spiega Leonardo - Il tempo per me si è fermato, minuto dopo minuto, ora dopo ora, continuo a chiedermi perché. Cosa le è scattato? È forse accaduto qualcosa che non so?". Quando si sono salutati, la ragazza sembrava tranquilla: "Ci siamo detti ti amo, ci siamo baciati abbracciandoci. Uscendo le ho assicurato che le avrei telefonato e sarei tornato da lei la settimana dopo, come sempre. Non mancavo mai, avrei fatto tutto per lei, qualsiasi cosa". Donatella sognava di fare l'estetista: "Ho preso una casa apposta per stare insieme, - rivela il 24enne - lei voleva fare l’estetista e io le avevo trovato un primo lavoretto per quando sarebbe uscita. L’avrei aspettata per sempre, perché ha rotto così il nostro sogno?".

L'esposto contro il carcere

Il papà di Donatella, Nevruz Hodo, ha sporto denuncia contro il carcere. "Anch’io mi chiedo cosa sia accaduto quella notte maledetta. - precisa ancora il ragazzo - Qualcuno in serata l’aveva sentita piangere, sapevano quanto lei fosse fragile. Perché nessuno è andato a parlarle? Magari sarebbe bastata una parola, un consiglio, una pacca sulla spalla per farle passare la tristezza di un attimo e salvarle la vita. Invece l’hanno lasciata tutti sola, nessuno escluso".

Il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Verona, Vincenzo Semeraro, ha espresso sincero dispiacere per la morte della 27enne. Ma Leonardo è lapidario: "Devo essere franco, è facile adesso parlare. Cosa hanno fatto per aiutarla?"

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