Fabrizio De André recitava che “dal letame nascono i fiori”, ma se avesse visitato il Museo della Merda, forse avrebbe aggiunto anche vasi, portafiori, piastrelle, prodotti per la tavola ed icone.
Nella cornice neo-rinascimentale del palazzo di Francesco Pestagalli di Via Santa Marta 18, il Museo della Merda di Castelbosco (Piacenza) ha scelto la Storica Società di Incoraggiamento Arti & Mestieri per presentare i suoi prodotti primordiali, testimonianza diretta di come il letame si possa trasformare in oggetti di uso comune.La prima tappa? Il cortile del palazzo con una stanza che emerge dal pavimento con mattoni di “merdacotta”, un composto di sterco, paglia, scarti aziendali ed argilla. Il tour prosegue tra cantine, muri romani e un mix di antropologia, arte contemporanea ed architettura, con un omaggio a Piero Manzoni, rappresentato da una piramide di 6 barattoli, ognuno grande otto volte quello dell'artista lombardo. La parte più emblematica è la sala da pranzo: un tavolo quadrato apparecchiato per due, con due water a far da sedie e, per non farsi mancare nulla, una tv da cucina con il brano del “Fantasma della libertà” di Luis Bunuel che inverte tavola e toilette. I prodotti del Museo della Merda sono il frutto dell'intesa tra Gianantonio Locatelli, imprenditore agricolo e ideologo del Museo, e Luca Cipelletti, architetto, progettista e direttore creativo che hanno stupito il pubblico del Fuorisalone con un'idea tutt'altro che di...
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