Ginocchio, la protesi è per sempre

Oggi gli impianti durano fino a 30 anni. E basta una radiografia di controllo ogni 4-5 anni

In Italia si eseguono ogni anno oltre 100mila interventi di protesi d'anca e quasi 50mila di ginocchio. Il progresso tecnologico è costante e grazie alle continue conquiste nell'area biomedicale ed a nuove metodiche chirurgiche si combatte con risultati positivi il dolore ortopedico e si restituisce una elevata funzionalità al paziente che può ottenere il recupero della normale attività in modo veloce e con risultati positivi. La struttura muscolare è sempre più rispettata. «I giovani sportivi tra i 15 ed i 30 anni presentano problemi di menisco e di legamenti. Tra i 30 ed i 60 anni si manifestano patologie provocate da traumi, dopo i 60 prevalgono le forme degenerative che portano all'artrosi con immobilità e dolori sempre più forti», ricorda Gennaro Pipino, professore ordinario in ortopedia e direttore del polo scientifico ortopedico derll'università Ludes di Lugano. Inoltre direttore del reparto di Ortopedia dell'Ospedale Villa Regina di Bologna. Pipino ha eseguito 5mila protesi di ginocchio, duemila interventi per protesi d'anca, 9mila artoscopie e ricostruzioni e 5mila interventi alla spalla. La laurea in medicina e la specializzazione in ortopedia e traumatologia le ha ottenute all'università di Bologna. É titolare di un brevetto (allineatore transepicondilare) che serve per una esatta esecuzione dell'intervento protesico al gimocchio. É responsabile mondiale per i sistemi di allineamento intramidollare tibiale per protesi di ginocchio.

«La terapia – precisa - prevede diversi livelli di trattamento: per le piccole lesioni della cartilagine l'intervento d'elezione è il trapianto di tessuto. In lesioni più estese si ricorre alle miniprotesi, per le forme più gravi, alle protesi totali. I trapianti di cartilagine sono un argomento molto controverso in ambito ortopedico: se la lesione non supera il centimetro o il centimetro e mezzo, i risultati con questa metodologia sono eccellenti. Nel corso dello stesso intervento viene prelevata, dalla parte alta del ginocchio del paziente, della cartilagine sana, che viene quindi posizionata nella zona ove necessita . Risultati più incerti si hanno invece quando il danno è più elevato, per cui la cartilagine prelevata dal paziente deve essere coltivata in laboratorio prima di poter essere ricollocata».

Quando gli esami diagnostici evidenziano la presenza di lesioni più estese, diventa necessario un intervento chirurgico di impianto protesico. «Qualora a essere usurato sia uno solo dei due comparti dell'articolazione (la parte interna o la parte esterna) si può ricorrere ad una protesi mono-compartimentale, detta anche mini-protesi per le sue dimensioni contenute. Si tratta di protesi che vanno applicate dopo un accurato studio del caso, in base a indicazioni specifiche (non si possono impiantare, per esempio, in pazienti obesi o che soffrono di osteoporosi).Se a risultare compromessa è l'intera articolazione, occorre una protesi totale: un intervento più invasivo, ma che oggi, anche grazie ai moderni disegni protesici, consente di ottenere risultati ottimi e duraturi : oltre i 30 anni)».

Ma come si capisce che una protesi va sostituita? «Il suggerimento è quello di sottoporsi ad un esame radiografico e ad una visita dal proprio ortopedico ogni 4-5 anni, a partire dall'intervento», risponde il professor Pipino Gennaro.

«In questo modo, sarà possibile avere il costante controllo della situazione e intervenire tempestivamente se necessario (le protesi possono essere sostituite). Non si deve aspettare il dolore: un sintomo che indica già uno scollamento avanzato della protesi». L'intervento va eseguito da mani esperte. La mobilizzazione del ginocchio avviene fin dal primo giorno.

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