Una giornata storta e due lezioni

Con il centrodestra al governo la democrazia non è in pericolo, come scritto e riscritto dai cantori della sinistra

Una giornata storta e due lezioni
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Con il centrodestra al governo la democrazia non è in pericolo, come scritto e riscritto dai cantori della sinistra. In Italia l'alternanza è ovviamente possibile, perché il cittadino elettore è ancora saldamente sovrano qualsiasi cosa scelga. Pd e Cinque Stelle hanno ieri vinto, dopo lunga astinenza, un'elezione regionale. Ci spiace per i sardi, ma riconosciamo la legittimità del successo, seppur di misura, agevolato dal fatto che il governatore uscente Christian Solinas non è stato esattamente un fuoriclasse. Mi auguro solo che nel centrodestra, che comunque ha preso più voti degli avversari, non inizi lo psicodramma classico del perdente, fatto di rancore, ripicche e paure: le elezioni sono come le partite di calcio, si possono vincere o perdere anche a prescindere dai reali valori in campo. È stata insomma una giornata storta, si dice in gergo sportivo, che non pregiudica il cammino. A patto che la si analizzi per quello che è.

Quella sarda è stata una vicenda iniziata male che non poteva che finire così: litigi, impuntature e minacce sulla scelta del candidato e forse pure qualche vendetta dei collettori di voti nel segreto dell'urna. Brutta storia, simile a quella che ha portato al disastro alle ultime elezioni dei sindaci di Milano e Roma, una débâcle totale che non ha però impedito al centrodestra di riconquistare Palazzo Chigi solo pochi mesi dopo. La questione è abbastanza semplice: il centrodestra può vincere solo se è unito e sereno e su questo i suoi potenziali elettori hanno una particolare sensibilità; se sentono aria di intrighi e divisioni, se ne stanno ben lontani.

Che un centrosinistra davvero unito possa provare a contendere la vittoria al centrodestra non lo scopriamo certo oggi in Sardegna, lo dicono i numeri. Ma un conto è essere uniti sulla tangenziale di Cagliari o sul piano regolatore di Sassari, altro è farlo a livello nazionale sui grandi temi di politica internazionale ed economica. Su questa possibilità le elezioni di ieri non dicono proprio nulla di nuovo, le divisioni tra Pd e Cinque Stelle sono tante e tali da lasciare ampio margine di vantaggio alla coalizione guidata da Giorgia Meloni.

A lei il compito di tenerla unita anche in momenti delicati come quello di cui stiamo parlando; ai suoi soci quello di non indebolirla con iniziative di logoramento che al momento certamente, dicono i numeri e l'aria che tira, non possono portare a un ribaltamento degli equilibri interni.

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