La grande anomalia della giustizia italiana

Il fatto non ha precedenti. La magistratura vive una così profondissima spaccatura, che ben cento magistrati si sono espressi contro la rimozione del Pm Storari dalla Procura di Milano

La grande anomalia della giustizia italiana

Il fatto non ha precedenti. La magistratura vive una così profondissima spaccatura, che ben cento magistrati si sono espressi contro la rimozione del Pm Storari dalla Procura di Milano: essi si dicono «turbati» e chiedono «chiarezza» e «accertamento completo dei fatti». Parole pesanti, che certificano una spaccatura della Procura mai vista. Ma se i magistrati sono arrivati a questo livello di guerra civile interna alla corporazione, c'è da chiedersi come si condurranno nei confronti dei politici. E ne abbiamo un esempio: da ministro Salvini fu falcidiato dalle indagini dei pm ma ora, dai 49 milioni di finanziamento fino alla recente indagine sui voli di Stato, tutte sono state archiviate o stanno per esserlo. Salvini, per la sua persona, per le sue proposte, per il ruolo che occupava (il ministero dell'Interno è il più politico di ogni esecutivo) rischiava di essere una minaccia per un intreccio di consorterie e di interessi più o meno coperti. Doveva saltare. E in Italia il modo migliore per eliminare un avversario politico resta la via giudiziaria: basta ancora solo un avviso di garanzia.

A sua volta questa crisi è figlia della degenerazione di una giustizia interventista, pronta a determinare la vita politica del Paese. E, statene certi, quello che è successo a Salvini non sarà nulla rispetto allo stillicidio che subiranno i ministri di un futuro governo di centrodestra: Meloni o Salvini a Palazzo Chigi sono un incubo per molti, a cominciare dai pasdaran della giustizia politicizzata. Per evitare che vada a finire così, con delegittimazione del politico di turno sbattuto in prima pagina dalla stampa amica delle procure, occorre quindi una riforma della magistratura assai più incisiva di quella Cartabia. Bisognerà premere affinché i referendum sulla giustizia fungano da spallata. Anche i quesiti che non sono stati sostenuti da tutto il centrodestra.

A cominciare da quello sulla abolizione della legge Severino. È giusto preoccuparsi per la corruzione (che esiste) ma la Severino fornisce a ogni pm lo strumento per tagliare le ali a chiunque, poco importa se poi sarà innocente. Quanto al quesito carcerazione preventiva, la sua abolizione totale ci preoccupa perché se ne avvantaggerebbero criminalità comune, spacciatori, stupratori.

È frutto più della cultura radicale che di quella conservatrice. Però bisogna riformare questo istituto perché funge da strumento improprio per estorcere testimonianze, spesso false. Legge e ordine sì, ma con una magistratura «normale», che in Italia ancora non c'è.

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