"In guerra come un black bloc". Ecco il videogame antagonista

È un videogioco che simula le sommosse reali. E sarà presto commercializzato. L'ideatore? Uno dei No Tav

"In guerra come un black bloc". Ecco il videogame antagonista

"È un videogioco che simula le sommosse reali. Non è nato in un momento preciso: dopo aver visto la mia prima sommossa vera circa un anno fa, ho partecipato a diverse manifestazioni, anche pacifiche... Piano piano ho iniziato a pensare che l'unico modo di renderne il clima era attraverso un videogioco. Per realizzarlo, ho girato parecchio e preso un sacco di appunti: stiamo cercando di realizzare qualcosa di molto simile alla realtà". Nel 2013, un paio d'anni dopo gli scontri di Roma, Leonard Menchiari aveva iniziato a lavorare a Riot, un videogame che simulato le rivolte. "Non voglio istigare alla violenza - raccontava al Giornale.it - ma non voglio nemmeno nasconderla, perché comunque fa parte del gioco".

Il videogioco di Menchiari è tornato attuale dopo la devastazione firmata dai black bloc a Milano, anche perché sarà presentato al prossimo Wired Next Fest. Riot è un "simulatore di sommosse", come lo definisce il suo "papà". Il giocatore può scegliere da che parte stare, polizia o manifestanti, e compiere le missioni che via via il gioco assegna, dallo sgombrare una zona o lottare per la causa resistendo alla polizia. "Cerco di trovare un metodo di divertimento basato sulle dinamiche delle sommosse vere - spiegava al Giornale.it lo stesso Menchiari - uno può andar lì a fare il cretino e a spaccare tutto, ma se cerca di non usare violenza viene premiato".

Menchiari ha 28 anni. In passato ha fatto sia il regista sia l'animatore digitale, ma soprattutto ha a lungo militato tra i No Tav oltre ad aver partecipate a diverse rivolte giovanili. Un curriculum che gli garantisce le conoscenze tecniche necessarie per ideare Riot che, infatti, mette in pratica le tecniche di guerriglia urbana con lanci di bottiglie molotov e bombe carta. Il giocatore può decidere se interpretare il black bloc o il poliziotto.

"In ogni caso la violenza viene sempre punita - continuava Menchiari - ad esempio, se il manifestante usa violenza, la folla se ne va; se la polizia sgombera una zona menando le mani, la sua reputazione scende. L'obiettivo è quello di “proteggere” la fazione di cui si fa parte".

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