Prima che Yassir Arafat venisse evacuato da Beirut assediata, il 30 agosto 1982, un cecchino israeliano lo aveva inquadrato nel mirino, ma gli fu negato il permesso di ucciderlo: Arafat era ormai un leader politico riconosciuto (sarebbe partito su una nave inviata dal governo greco), e quindi godeva di qualcosa di molto più forte dell'immunità diplomatica: la regola tacita ma assoluta in base alla quale nessun governo arabo ha mai cercato di assassinare un leader politico israeliano e viceversa. Hamas, però, non ha mai accettato il carattere legittimo della sovranità ebraica su nessuna parte di Israele e quindi i suoi capi non hanno mai potuto trasformarsi da terroristi in leader politici.
Ma almeno in Qatar, Ismail Haniyeh, capo dell'Ufficio politico di Hamas, una specie di primo ministro del movimento, avrebbe potuto vivere in modo sicuro e nel lusso sfrenato, visto che lo sceiccato ha ospitato per decenni un ufficio del Mossad e ha sempre e in tutti i modi collaborato con Israele, così come ha finanziato la propaganda globale anti-americana di Al Jazeera, mentre allo stesso tempo ospitava la base militare statunitense di gran lunga più attiva dell'intera regione. E Haniyeh deve essersi sentito molto sicuro anche a Teheran, capitale della Repubblica Islamica dell'Iran, i cui leader si considerano in realtà molto di più, in quanto successori degli imperatori persiani. Con le milizie arabe che combattono per lui dal Libano al lontano Yemen, oltre che in Siria e in Iraq, l'ayatollah Ali Khamenei è davvero il successore dell'imperatore Ciro, ma Ciro ha ripristinato il dominio ebraico su Gerusalemme, al quale Khamenei vuole porre fine, ed è per questo che quando Haniyeh è tornato in una foresteria ufficiale dopo la cerimonia di giuramento del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, un drone era già in viaggio per lanciare un minuscolo missile che ha attraversato la finestra della sua suite, distruggendola insieme a lui e a una guardia del corpo.
Al giorno d'oggi anche i ragazzi delle scuole riescono a manovrare un drone e la distanza di 1.400 chilometri da Israele non è un grosso problema, ma l'uccisione di Haniyeh ha richiesto qualcos'altro, la conoscenza esatta della stanza in cui si sarebbe trovato circa otto ore prima dell'invio del drone. Un dato che può essere stato ottenuto solo grazie a persone che lo hanno osservato molto da vicino durante la sua visita, arrivando a vedere la sua stanza dall'altra parte della strada.
In questo particolare c'è un avvertimento per Nasrallah, il capo di Hezbollah, perché anche lui è allineato sul fronte del rifiuto: a differenza di Arafat, nega la legittimità del dominio ebraico anche su una piccola parte di Israele, una caratteristica che in realtà non è poi così piacevole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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