I tempi, le cause, il rogo: tutto quello che non torna nella morte del broker dei vip

L'impatto e poi l'esplosione, ma nessuna frenata è stata rinvenuta nel tratto di strada in cui ha perso la vita il broker dei vip Massimo Bochicchio

I tempi, le cause, il rogo: tutto quello che non torna nella morte del broker dei vip

Fin da quando il cadavere carbonizzato di Massimo Bochicchio è stato identificato, quella morte ha destato più di qualche sospetto. Il broker dei vip, infatti, oggi si sarebbe dovuto presentare in tribunale per la prima udienza del processo che lo vedeva imputato con l'accusa di truffa milionaria a decine di persone, tra i quali moltissimi personaggi noti. Tempistiche che rendono quell'incidente sospetto, tanto che gli inquirenti non escludono la pista del suicidio. Ed è solo uno dei misteri.

Tanto per cominciare, non è ancora chiara la dinamica dello schianto. Massimo Bochicchio viaggiava lungo la via Salaria di Roma a bordo della sua Bmw, una moto potente della quale pare avesse grande dimestichezza. Il 56enne era in regime di detenzione domiciliare per riciclaggio e abusiva attività finanziaria ma per la giornata di domenica aveva concordato un permesso di due ore, durante le quali il suo braccialetto elettronico era stato disattivato. Ed è proprio in quelle due ore che il broker ha perso la vita. Si è schiantato contro un muro all'altezza del civico 875. Sarebbe logico trovare sull'asfalto tracce di frenata ma in quel tratto di strada non ce ne sono: Massimo Bochicchio non ha tentato di arrestare la corsa della sua moto. Come riferisce il Messaggero, quel tratto di Salaria non presenta avvallamenti, buche o dossi che potrebbero aver fatto perdere il controllo del veicolo al broker che, stando a quanto riferiscono i testimoni, viaggiava in quel rettilineo a velocità elevata.

Per cause ancora da accertare, la moto di Bochicchio ha improvvisamente deviato dalla sua traiettoria, andando a scontrarsi con il muretto. Un impatto violentissimo che ha fatto esplodere il mezzo, non lasciando scampo all'uomo. Sono servite diverse ore per identificare il suo corpo. La causa più probabile per la morte dell'uomo parrebbe essere un improvviso malore, che spiegherebbe l'assenza di frenata sull'asfalto. Ma non si esclude che lo stress provocato dall'imminente udienza che lo vedeva imputato possa averlo spinto a compiere scientemente un gesto estremo, togliendosi la vita. L'esplosione si sarebbe innescata dal serbatoio della moto, staccatosi nell'impatto. I palmi delle mani erano aperti quando il corpo è stato ritrovato, il che indica che dopo l'impatto l'uomo era già privo di sensi, se non morto.

I periti e la polizia locale di Roma Capitale sono chiamati ad analizzare i dati a disposizione e a effettuare tutti i controlli sulla moto, per verificare che non ci fossero alterazioni sul sistema frenatane della moto. Se venissero rilevate anomalie, sarà fondamentale capire se possa essersi trattato di un guasto improvviso o se qualcuno potrebbe aver manomesso l'impianto.

L'autopsia, inoltre, sarà fondamentale per verificare se l'incidente possa essere stato causato da un malore. Sono tanti i punti da ricostruire, a partire dalle ultime ore di vita dell'uomo, per capire se la sua morte possa nascondere qualcosa di diverso dal semplice incidente.

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