Per tutta la durata di Chelsea-Manchester City di sabato scorso – match terminato 2-0 per i padroni di casa – un gruppo di tifosi dei Blues ha insultato pesantemente, con epiteti razzisti, Raheem Sterling, attaccante di colore dei Citizens. Che l'indomani si è sfogato sui social, puntando il dito anche contro i media, che secondo lui alimenterebbero il razzismo.
L'episodio non è sfuggito ai telespettatori, che in diverse occasioni del match hanno potuto vedere quelle persone, praticamente a bordo campo, rivolgersi veementemente al calciatore. E la cosa, ovviamente, non è sfuggita neanche – per non dire soprattutto – alle telecamere di videosorveglianza di Stamford Bridge. I quattro sono stati individuati e la società ha deciso di vietare loro l'accesso allo stadio alle prossime partite, in attesa di ulteriori indagini sulla vicenda.
In Inghilterra è scoppiato un caso ed è stato scoperto che il più esagitato di quel gruppetto, altri non è che un ex manager della British Telecom. Si tratta del 60enne Colin Wing, che si è scusato al DailyMail: "Ero fuori di me, ma è anche vero che sono in un settore che viene sempre e comunque inquadrato dalle telecamere. Seguo il Chelsea da cinquant’anni, non ho mai fatto nulla di grave altrimenti adesso sarei di certo in carcere. Ho sbagliato, va bene, ma non sono un criminale". Dunque, ha aggiunto: "Mi vergogno per il mio comportamento. Gli porgo le mie scuse e spero sia una persona migliore di me, accentandole".
Il signor Wing, sentito dalla polizia inglese, ha dichiarato comunque di non aver rivolto alcun insulto razzista all'atleta di colore:
"L'ho solo preso in giro e gli ho urlato 'sei uno spreco e sei un imbarazzo in Inghilterra', e poi tutta la zona dello stadio in cui ero seduto ha iniziato a cantare 'Raheem Sterling corri come una ragazza'".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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