Italia senza bandiera, specchio della politica

Italia senza bandiera, specchio della politica

È lo specchio. Di questo governo. E, forse e purtroppo, anche di questo Paese. Purtroppo, perché Paese vuole dire noi tutti, e noi tutti abbiamo preso alla leggera quanto stava accadendo tra Coni, Palazzo Chigi e Comitato olimpico internazionale. Noi tutti abbiamo pensato vedrai che la risolvono, in fondo è una sciocchezza, figuriamoci se il Comitato ci toglierà Inno e bandiera. Invece no che non hanno risolto il vulnus creato dalla riforma del Coni voluta da Lega e M5S, e domani, senza correzioni al volo, il Cio ci punirà. Incolpevole il Coni, colpevoli tutti gli altri, noi compresi, per abbassamento della guardia. Da due anni una legge giace senza firma pronta per l'approvazione in Consiglio dei ministri. D-u-e-a-n-n-i. Sarebbero bastate poche righe, cinque minuti, invece è stato un fiorire di trattative dispettose con i pentastellati sempre di mezzo a creare intoppi sportivi. Dallo sgambetto di Roma 2024 praticamente già assegnata a quest'altro. Stavolta la questione è l'autonomia dello sport dalla politica che, per la carta olimpica, significa molte cose, ma anche garantire al Coni il diritto di gestire il proprio personale. Al momento non è così. Due righe da correggere. Suvvia. Si sistema tutto, abbiamo pensato. Invece d-u-e-a-n-n-i e non si è sistemato nulla. Lo faranno, forse, si spera, stamane nel Consiglio dei ministri prima delle dimissioni di Conte. Specchio del Paese. Se così sarà, avremo evitato l'esclusione dell'Italia dai Giochi come Paese e l'onta di non sentire l'Inno suonare e di non vedere la bandiera sventolare; quel che purtroppo nessuno potrà più levarci di dosso è la vergognosa figuraccia mondiale che ci ha visto per mesi associati, per la punizione che incombeva su di noi, a nazioni come la Bielorussia di un dittatore che viola i diritti elementari e la Russia dei dopati. Per rabbrividire, basterebbe mettersi nei panni dei nostri atleti che si allenano e si sono allenati tra mille difficoltà per partecipare ai Giochi senza sapere il come.

Per rabbrividire, basterebbe pensare ai rischi che corre Milano-Cortina, l'Olimpiade del 2026 assegnata dal Cio a un Paese che fin qui ha violato la carta olimpica. Per sentire invece correre lungo la schiena un brivido di vera paura, è sufficiente sostituire «Covid» alla parola «Olimpiadi». Governo specchio del Paese. Sempre in ritardo. Se non altro, di olimpiadi non si muore.

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