Milano - Il quesito nasce più che spontaneo: che cosa ci si aspetta che faccia un ladro, o comunque un qualunque balordo conclamato, condannato alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nella sala d’attesa di una stazione ferroviaria se non partire, andarsene o comunque sparire? Più che una misura di sicurezza e prevenzione, infatti, il provvedimento diventa un assurdo ossimoro. Che ha l’aria di poter solo istigare alla fuga.
Eppure questa misura non è una trovata da cabaret e neanche un semplice scherzo, ma è quanto deciso a Milano nell’illusione di poter «controllare», nei periodi in cui non si trova in carcere, un uomo con 20 anni di furti alle spalle e, a giudicare dal profilo, altrettanti nel suo prossimo futuro. Salvo poi stupirsi che la persona in questione, nella sala d’aspetto di quella stazione, non si sia ancora fatta trovare.
Lui si chiama Carmelo Giorgio G., classe 1968, ed è nato a Milano. Una città nella quale, a giudicare dal suo curriculum criminale, Carmelo sembra trovarsi benissimo. Dell’illecito, infatti, è un veterano: ha commesso numerosi furti, è accusato di ricettazione e anche di tentata rapina. Ed è una sorta di sorvegliato speciale «a vita»: ogni qual volta non viene arrestato e portato in carcere, lo sorvegliano. A modo loro, naturalmente.
È evidente che Carmelo gode di una certa fiducia. Già nel 2007, infatti, aveva chiesto e ottenuto di trascorrere gli arresti domiciliari su una panchina in viale Fulvio Testi, davanti all’ex manifattura tabacchi.
Poi, per lui, ci sono i periodi di sorveglianza speciale. In teoria una misura di sicurezza e prevenzione che può essere richiesta dal questore, da un magistrato o dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) per tenere sotto controllo, perlopiù per ragioni di pericolosità sociale, determinati soggetti, in particolare pregiudicati.
Un provvedimento che, talvolta - come nel caso di Carmelo - impone l’obbligo di soggiorno. Il luogo di questo soggiorno viene deciso dal soggetto in questione che, molto spesso, lo cambia (alcuni mutano nel giro di 72 ore!) previa comunicazione del nuovo indirizzo all’autorità a cui è sottoposto.
Naturalmente il luogo del soggiorno deve rispettare delle regole, due quelle fondamentali: l’indirizzo non deve trovarsi nelle vicinanze di luoghi dove il pregiudicato ha commesso dei reati e, naturalmente, deve avere l’avallo dell’autorità che ha imposto la misura di sicurezza. Il che significa che quando il nostro Carmelo ha deciso di nominare la sala d’attesa della stazione ferroviaria milanese di Greco-Pirelli come luogo del soggiorno per la sorveglianza, qualcuno gli deve avergli risposto che andava bene o, comunque, che non c’era problema. A patto che si fosse fatto trovare negli orari in cui doveva risultare presente.
Così l’altra sera gli uomini del commissariato di zona sono andati a controllare se il nostro amico si trovasse proprio lì. Intorno alle 22 di lunedì, infatti, una pattuglia della polizia del commissariato Greco-Turro lo ha cercato prima nella sala d’attesa della stazione, cioè proprio dove avrebbe dovuto trovarsi. Non rintracciandolo, gli agenti hanno controllato prima nei bagni pubblici della stazione, che l’uomo usa abitualmente, nel caso il ladro fosse impegnato in urgenti operazioni di pulizia personale. E, quando è risultato irreperibile anche lì, i poliziotti sono passati a setacciare i binari, qualora Carmelo avesse deciso di concedersi una passeggiatina notturna. Ma di lui, nessuna traccia.
Per finire, un calcolo.
Il provvedimento in questione, richiesto nel 2008, a causa dei numerosi «soggiorni» di Carmelo in carcere, anziché terminare a metà del 2011 come avrebbe dovuto, scadrà nel 2014. Che dite? Lo rivedremo Carmelo prima di quella data?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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