Trump ha battuto anche i pregiudizi

Colui che in questi mesi è stato descritto come un pericolo, colui che i giornali hanno attaccato ferocemente, ha conquistato gli americani, che lo amano

Trump ha battuto anche i pregiudizi
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Gentile Direttore Feltri, Lei ci ha visto ancora una volta giusto: Donald Trump ha vinto e i giornalisti di mezzo mondo, quelli italiani inclusi, sono in lutto, non rassegnandosi al fatto che alla Casa Bianca tornerà a vivere il tycoon. Sono certo che si desse per scontata la vittoria di Kamala Harris, ecco perché questo trionfo risulta ancora più amaro ai progressisti. E lei che cosa ne pensa?

Il Suo affezionato e fedele lettore
Domenico Errante

Caro Domenico,
hai ragione, ne sono convinto anche io e me ne sono convinto ancora di più quando ho visto le prime pagine di oggi, mercoledì 6 novembre, così come quando ho udito i commenti di certi colleghi, parole cariche di disprezzo verso il nuovo presidente degli Stati Uniti e pure di costernazione per la sua vittoria, una vittoria che risulta inaccettabile: i giornalisti non si aspettavano questo risultato che è piovuto loro addosso come una doccia fredda e pure acida. E questo cosa significa? Significa che i miei colleghi, a furia di starsene rintanati nelle redazioni e a furia di coltivare il loro circoletto privo di ossigeno in cui è dominante l'assuefazione al pensiero unico, si sono ormai persuasi che la realtà della gente, della stragrande maggioranza della gente, corrisponda alla loro, ossia a quel perimetro ristretto fatto di aria riciclata in cui non c'è spazio per coloro che offrano o mostrino un altro punto di vista, un'altra prospettiva.

Essi non sono ammessi. Si ragiona e si argomenta sulla base di pregiudizi inscalfibili. Ne riporto qualcuno: Kamala Harris è donna quindi sarà votata dalle donne; Kamala Harris è nera o più o meno tale quindi sarà votata da neri e migranti; Donald Trump è ricco quindi non sarà votato dai poveri; Donald Trump è un porco molestatore quindi non sarà votato da chi è femmina; Donald Trump è vecchio quindi non sarà votato dai giovani; Donald Trump usa un linguaggio che viene considerato violento quindi non potrà essere votato da chi ha buonsenso; Kamala Harris è sostenuta dalla famiglia Obama e dalle star di Hollywood quindi vincerà per forza. E invece ce ne freghiamo altamente di attrici, attori, cantanti, celebrità varie ed eventuali. Ci convincono sul grande schermo o quando stanno sul palco, ma non quando si tratta di andare alle urne e decidere sul nostro futuro.

Sono tutte stronzate. E ormai mi appare più che evidente che lo siano. Colui che in questi mesi è stato descritto come un pericolo, un fascista, chiamato pure durante il voto e lo spoglio «guerrafondaio», colui che i giornali hanno attaccato ferocemente, spiegando ai lettori che non avrebbero mai dovuto votarlo perché sarebbe stata la fine del mondo, ha conquistato gli americani, che lo amano e che gli hanno affidato il governo del Paese per la seconda volta. Kamala, dal canto suo, appoggiata dallo star system al completo, venerata dai media, difesa dagli intellettuali, ha perso contro il bersaglio quotidiano della sinistra globale. Non ci vedi anche tu in tutto questo la certificazione della crisi planetaria dei progressisti, i quali ormai, ovunque in Occidente, blaterano soltanto di razzismo, fascismo, sessismo e diritti gay?

Sarebbe il caso, a questo punto, che subentrasse una umile presa di coscienza. Eppure nemmeno questa volta accadrà. Come sempre si darà la colpa all'elettore, reo di essere ignorante e di prediligere un buzzurro alla civile e composta Kamala, reo di essere fascista, volgare, maschilista, complottista, violento. Invece l'elettore, a cui la sinistra guarda con una smorfia di sdegno stampata sul volto, è semplicemente stufo di essere messo da parte, che i suoi bisogni vengano ignorati, che la sua richiesta di sicurezza comporti a suo carico l'accusa di razzismo, che le battaglie della sinistra si siano ridotte a questioncine di lana caprina, addirittura grottesche, che il politicamente corretto sia diventato un limite sempre più soffocante alla libertà suprema della democrazia, la libertà di espressione.

C'è desiderio e

anche bisogno di cambiamento e Trump interpreta benissimo questo stato d'animo che appartiene non soltanto al popolo statunitense ma anche a quello europeo.

Aspettiamoci rapide evoluzioni su ogni fronte. E pure al fronte...

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