Trieste è una città che sta vivendo una rinascita turistica e ci sono zone, come la Cavana, in pieno centro, che hanno abbandonato il destino losco e letterario che ne faceva il quartiere a luci rosse della città e i sono riempiti di bed and breakfast e locali. Il vero centro della città, dove si svolge anche la storia di Filippo Comparin, classe 1990 originario di Pordenone, arrivato a Trieste tre lustri fa per studiare amministrazione nella facoltà di scienze politiche, trovatosi a lavorare come molti altri studenti come cameriere per tirar su i soldi per i piccoli vizi per scoprire di aver voglia di fare della ristorazione il suo mestiere. Per cui addio alla laurea (a un solo esame di distanza!) e tanti incarichi di ogni genere in molti locali cittadini. Fin quando gli viene la voglia, con la nel frattempo sopraggiunta compagna Federica Bradamante, di aprire qualcosa di suo anzi di loro. Solo che ecco la pandemia e i progetti si fermano. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: fermi come tutto il Paese, come tutto il mondo, Filippo e Federica si inventano un delivery di pizza al padellino (una sorta di dark kitchen casalinga) da cui poi germinerà il format Trancio, dedicato alla pizza in teglia. Nel frattempo i due hanno però anche aperto il bistrot Bottega dell’Antiquario, in cui mettono in atto la loro idea di ristorazione. Il locale ha successo e pochi mesi fa, nell’aprile del 2024, arriva il trasloco in una nuova e più spaziosa sede sempre nella Cabana, in via Boccardo.
L’Antiquario è oggi un locale interessante sotto molti punti di vista. La proposta gastronomica non è di sconvolgente originalità, la carta è quella di un bistrot con piatti della tradizione locale e italiana. I piatti sono ben fatti, serviti in porzioni generose e soprattutto, grazie a un processamento intelligente, offerti a un prezzo davvero conveniente. Del resto scopo di Filippo, come lui stesso mi racconta, è quello di standardizzare la proposta: “Non voglio che un piatto sia un giorno migliore e un giorno peggiore, non voglio che ci sia una portata abbondante e una striminzita. Voglio che un cliente che viene da noi sappia esattamente cosa aspettarsi, e ottenerlo”. Aggiunge l’imprenditore: “Voglio offrire un’alternativa a un giovane che esce e che più o meno allo stesso prezzo di una pizza, o con pochi euro in più, può mangiare piatti della tradizione italiana ben fatti”.
Lo scopo, va detto, a me pare riuscito e anzi un locale come questo potrebbe essere un esempio di imprenditorialità intelligente in un settore in grande difficoltà. Il menu è articolato in maniera tradizionale e io ho avuto la possibilità di provare diversi piatti grazie a provvidenziali porzioni ridotte. Per iniziare mi sono fatto portare dei Chifeletti con fonduta di montasio (trattasi di frittelline cilindriche di patate, farina, uova e burro), poi ho provato una buona (considerando dove mi trovavo) Parmigiana di melanzane e una piacevole Battura di fassone con tuorlo marinato, crumble alle castagne e maionese al timo. Poi ecco i primi: il piatto forte è la Tagliatella al ragù con cremoso al parmigiano, davvero domenicale e gli Gnocchetti di pane, speck e formaggio (di fatto dei canederli) con burro alla nocciola e fonduta di formadi frant. Interessante anche il Raviolo casalingo ripieno di brasato con il suo fondo e scaglie di Jamar, un formaggio stagionato nelle grotte del Carso. I secondi: Bavetta di manzo con patate al cartoccio e cremoso al tartufo, Costine di maiale laccate al bbq con patate in tecia e infine uno dei piatti migliori della serata: un Goulash “alla vecchia maniera” con polenta taragna. Per dolce ho optato per uno Strudel di mele con gelato alla vaniglia (ottimo ma gigantesco dopo quel tourbillon) ma ho assaggiato anche un buon Tiramisù 2.0, con del crumble al posto dei savoiardi.
Proposta di vini all’altezza, senza etichette troppo blasonate ma con una buona possibilità di scelta. Servizio svelto, l’ambiente – che si distribuisce per tre sale, una della quale un privé -, è calda e accogliente, arricchita da tante pubblicità novecentesche e da due neon che recitano “A tavola non si invecchia mai”. Almeno, non qui, Scontrino medio 35 euro a persona, ma non si lesina sulla qualità degli ingredienti, con tanti buoni fornitori locali.
La brigata di cucina è composta tutta da giovani: lo chef Lorenzo Saglio, che ha lavorato nella celebre trattoria triestina di pesce I Fiori, in sala Gennaro Gabriele e il sommelier Emanuele Cagnano.L’Antiquario, via Boccardi 7, Trieste. Tel 3454439020. Aperto tutti i giorni dalle 12 alle 15 e dalle 18 a mezzanotte.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.