Lampedusa, nuova strage: barcone con 20 morti a bordo

Sos nella notte, al largo di Lampedusa. A uccidere i migranti nella stiva le esalazioni di monossido di carbonio

Lampedusa, nuova strage: barcone con 20 morti a bordo

Una nuova tragedia del mare. Sempre per lo stesso motivo: disperati in fuga dall'Africa affrontano il mare aperto sui barconi e, quando tutto non fila liscio (come può accadere viste le condizioni degli scafi) la conta dei morti tristemente si allunga. Con l'operazione Mare Nostrum che, ancora una volta, resta impotente di fronte all'ennesima disgrazia. Una ventina di profughi sono morti asfissiati nella stiva di un barcone che si trovava a circa 80 miglia dall’isola di Lampedusa. I primi soccorsi sono arrivati da un mercantile. Appresa la notizia della presenza di cadaveri, sono subito intervenute due motovedette, una italiana e l'altra maltese.

I migranti, che viaggiavano in un gruppo composto da circa 600 persone, potrebbero essere stati uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio. Una motovedetta ha recuperato tre persone in gravi condizioni, trasferendoli prima sulla maggiore delle Pelagie, e quindi in elisoccorso agli ospedali Civico e Policlinico di Palermo. Uno dei tre profughi però è morto durante la navigazione verso Lampedusa. I superstiti sono stati trasbordati sul mercantile. A questa nuova tragedia si aggiungono i 40 dispersi in un naufragio del quale hanno parlato 61 persone soccorse al largo della Libia da un mercantile.

"Ancora una volta a causare le morti sono le esalazioni di monossido di carbonio nella stiva della nave", ha detto ai microfoni di RaiNews24 Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr. "Le condizioni di questi viaggi - ha aggiunto - sono sempre più pericolose e causano decine di vittime ogni giorno". La portavoce dell'Unhcr ha poi assicurato che "da circa 48 ore si susseguono operazioni ininterrotte di soccorso attraverso mercantili, navi militari e della guardia costiera".

Ma l'allarme resta alto: secondo l'agenzia delle Nazioni Unite attualmente "ci sono miriadi di imbarcazioni in mare". "La maggior parte delle persone - ha concluso Sami - è in fuga dalle guerre, si tratta quindi di rifugiati".

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