Un disastro annunciato: la riapertura delle scuole. Proprio non me ne rallegro, pensando alla figuraccia di chi ci governa: invece è una grande ansia se penso che mio figlio tra poco andrà a scuola per studiare e mia moglie a scuola per insegnare. Il problema non è ideologico, politico: le famiglie italiane, di qualunque orientamento, sono, a dir poco, molto preoccupate per quello che potrà succedere ai loro figli quando varcheranno il portone di scuola.
Usciti dalla clausura, ogni cosa è ricominciata, dal campionato di calcio alle Sante Messe, ai balli in discoteca. Le scuole no, sono rimaste chiuse: si doveva pensare al modo di riorganizzare l'apertura. Si è pensato a tutto e al contrario di tutto, un'idiozia dietro l'altra. Non abbiamo linee normative, è tutta un'anarchia.
L'ultimo esempio di questa situazione ci arriva dal rifiuto di un terzo del personale docente di sottoporsi al test sierologico per il Covid. Perché questo rifiuto? Perché sottoporsi al test è una scelta volontaria. Una famiglia che sta per mandare a scuola il proprio figlio, si fa la domanda più elementare: perché non si deve conoscere lo stato di salute dell'insegnante di mio figlio? E ancora: perché una famiglia ha la fortuna di incrociare un insegnante di cui può sapere come se la passa, e un'altra uno del quale non può saperlo? E che senso di responsabilità civica hanno i docenti?
A una domanda tanto elementare, la risposta è drammaticamente semplice: perché chi ha la responsabilità di governare una realtà tanto complessa che mette insieme nove milioni di studenti, due milioni di docenti, a cui va aggiunta la folta e variabile schiera del personale non docente, non è in grado di svolgere il suo compito. E, infatti, non c'è da stupirsi se la ministra Azzolina vada a sbattere contro tutti i paracarri che trova per strada: è salita su una Maserati e la guida come se fosse un triciclo.
L'assunzione di decisioni non derogabili è fondamentale perché non si disintegri il mondo della scuola. Adesso, al ministero, accade esattamente il contrario, si rimbalzano le responsabilità, prevale il «pressappoco» come fosse la strategia migliore da seguire. Si sceglie la delega alle Regioni? Allora sia chiaro a chi va la responsabilità delle decisioni, e non ci si stupisca se ogni presidente di Regione farà al modo suo... almeno sapremo con chi prendercela, soprattutto sapremo che al ministero non si è in grado di dare delle linee guida affinché tutti gli studenti e i docenti italiani abbiano lo stesso trattamento in termini di sicurezza sanitarie e di controllo sistematico delle condizioni di salute di chi varca il portone della scuola.
Augurarsi che al ministero dell'Istruzione cambi il vento, è da illusi.
I genitori si facciano carico di responsabilità che non dovrebbero essere loro, pretendendo innanzitutto i test per gli utenti della scuola e docenti con coscienza civica, e, almeno per adesso, che siano scaglionati gli ingressi nelle aule. Poi non resta che sperare nella buona sorte.
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