Rimossi tre fasci littori dal palazzo di Lanciano: ha vinto la linea Boldrini

Tre fasci littori rimossi da un edificio storico, il teatro Fenaroli di Lanciano, grazie alla complicità di Partito Democratico e Anpi

Rimossi tre fasci littori dal palazzo di Lanciano: ha vinto la linea Boldrini

Via i fasci, via il dolore. Deve aver pensato questo il sindaco dem di Lanciano, Mario Pupillo, che oggi plaude alla discussa rimozione di tre fasci littori dalla facciata del teatro comunale Fedele Fenaroli di Lanciano. Anni ed anni di polemiche finalmente alle spalle adesso che quei retaggi ingombranti, rispolverati alla fine degli anni Novanta dall’ex sindaco aennino Nicola Fosco, sono spariti. Non sarà l’obelisco del Foro Italico, ma è comunque una vittoria della linea Boldrini. E anche dell’Anpi che ne ha sollecitato la rimozione lanciando, cinque mesi fa, una raccolta firme alla quale hanno aderito 430 lancianesi.

Se il primo cittadino ha sposato sin da subito l’iniziativa, il parere positivo della Sovrintendenza abruzzese ci ha messo un po’ ad arrivare. Così, in attesa del via libera, i fregi ornamentali sono stati temporaneamente coperti con dei drappi beige. “Un ulteriore e importante passo avanti – aveva commentato in occasione della posa dei teli Maria Saveria Borrelli, presidente dell’Anpi di Lanciano – sul fronte del contrasto giuridico, sociale e culturale ai fascismi. Doverosa e importante l’adesione dell’amministrazione comunale con la copertura, finalmente, dei fasci littori, simbolo di potere fascista”.

Ma non tutti sono d’accordo. “Riteniamo incredibile – aveva affermato in una nota Marco Pasquini, responsabile lancianese di CasaPound Italia – che il primo cittadino dia il suo appoggio ad una simile iniziativa, paragonabile per la volontà di rimuovere la storia della nostra città per finalità ideologiche alle demolizioni dei siti archeologici siriani ed iracheni da parte dell’Isis”.

Quei fasci hanno una storia a dir poco travagliata. A ripercorrerla tutta quanta sembrerebbe una commedia. Aggiunti nel 1938 alla facciata del teatro, edificato a metà Ottocento, vengono tolti per la prima volta il 25 aprile del ‘43, spazzati via dalla furia iconoclasta del dopo regime. L’8 febbraio del 1998 ricompaiono con l’amministrazione Fosco.

Oggi i manufatti spariscono di nuovo, con il placet della Sovrintendenza che ha sciolto la vexata quaestio. Se si considera la data della loro ultima apparizione, infatti, non hanno più di 50 anni e quindi non sono sottoposti a tutela. Una saga infinita, a tratti grottesca, segno di un Paese che non trova pace.

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