L'emergenza dietro il Colle

C'è una nuova Lehman Brothers che è già saltata per aria da qualche mese. Eppure non riesce a diventare una priorità assoluta, né per il governo, né per la politica

L'emergenza dietro il Colle

C'è una nuova Lehman Brothers che è già saltata per aria da qualche mese. Eppure non riesce a diventare una priorità assoluta, né per il governo, né per la politica. L'immagine della banca d'affari americana il cui fallimento, nel 2008, ha dato il La alla prima grande crisi economica di questo secolo, è dell'assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi: «I costi energetici rischiano di essere la Lehman Brothers del manifatturiero». Si tratta del diabolico mix di aumento dei costi delle materie prime, dei noli, dei container e della transizione ecologica. La cui risultante è la terribile minaccia che incombe sulle imprese: quella di dover fermare la produzione o, addirittura, chiudere i battenti. E questo nonostante gli ordini di molti settori industriali - dall'acciaio al legno - siano arrivati a livelli record. Se a questo si aggiunge il fenomeno del labour shortage, la carenza di manodopera specializzata, il quadro è completo.

E si arriva al punto: la crescita del Pil di quest'anno, che sarà superiore al 6%, è una sorta di «rendita» su cui il Paese sta vivendo grazie all'inerzia generata dal primo effetto vaccini di un anno fa e cioè il rimbalzo di un'economia che nel 2020 si era improvvisamente inchiodata con il lockdown. Ma quando questo stesso rimbalzo ha iniziato a generare gli effetti collaterali dell'eccesso di domanda globale, quella rendita ha mostrato tutta la sua fragilità. Generando inflazione e mettendo a rischio la ripresa soprattutto in un Paese come l'Italia, che controlla assai poco l'offerta di materie prime ed energia.

Il trend era ben visibile fin dall'estate scorsa. Esattamente da quando il semestre bianco ha paralizzato la politica e, di conseguenza, l'azione di un governo come questo, di «unità nazionale». In altri termini, quando per sostenere l'economia si è capito che l'effetto rimbalzo aveva ormai i giorni contati, la politica non ha avuto né la forza, né il coraggio di collocare l'economia su una corsia preferenziale, con uno sforzo straordinario di comprensione dei fenomeni globali in atto, per trovare e proporre soluzioni. L'attenzione del governo è improvvisamente calata, rimanendo ostaggio della corsa al Colle. L'elezione del presidente della Repubblica ha assorbito tutte le energie della politica, andando senz'altro al di là di ogni razionalità e - in ultima analisi - indebolendo il governo stesso.

Ma così la distanza tra Palazzo e realtà è tornata ad allargarsi a dismisura, nell'immagine di una nazione composta da milioni di famiglie e imprese a cui non interessa altro che capire chi sarà il prossimo inquilino del Quirinale, a beneficio di un partito e con il rischio di fregarne un altro.

I numeri impietosi di questi mesi sui rincari di luce e gas - che colpiscono sia le imprese, sia le famiglie e si riflettono sia sulla produzione, sia sui consumi -, raccontano un'altra storia.

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