Lerner approda al "Fatto": "Lavoro per un giornale senza padroni"

È stato lo stesso Gad Lerner, nel suo articolo d’esordio sul quotidiano diretto da Travaglio, a spiegare i motivi che lo hanno spinto a lasciare "Repubblica"

Lerner approda al "Fatto": "Lavoro per un giornale senza padroni"

Gad Lerner approda a ''Il Fatto Quotidiano''. È stato lo stesso giornalista a rendere nota la notizia attraverso un articolo d’esordio pubblicato sul quotidiano diretto da Marco Travaglio.

"Colto sul Fatto!", è il gioco di parole usato da Lerner per aprire il pezzo. Nel testo il giornalista ha spiegato il perché della decisione, per certi versi inaspettata, di intraprendere questa nuova avventura. "Fino a venerdì scorso – ha ammesso- l'idea di scrivere su questo giornale mi appariva remota. Ma certe decisioni si prendono in fretta, dall'una e dall'altra parte, di fronte all'evidenza di uno scenario che cambia nell'offerta di quel bene prezioso che è l'informazione. E allora, benché sussistano divergenze profonde su politica giudiziaria, carceri, immigrazione, ringrazio dell'invito ricevuto dopo le mie dimissioni da Repubblica e provo a motivare quella che considero una scelta obbligata. Ma assai stimolante".

"Comincerei dalla differenza che passa fra una monarchia costituzionale e una monarchia assoluta", ha aggiunto Lerner, parlando del suo ex editore spiegando che "la risposta è giunta il 23 aprile scorso col licenziamento senza preavviso di Carlo Verdelli, allorquando Exor assumeva la gestione operativa di Repubblica".

Questo duplice scossone ha causato forte tensione all’interno di "Repubblica". L’insediamento del nuovo direttore ha provocato, in circa un mese, diversi momenti di nervosismo con la redazione. Sciopero dopo il licenziamento di Verdelli, poi la polemica sull’istituzione del premio per il miglior giornalista della settimana con in palio un premio di 600 euro e, non per ultimo, le dimissioni di Enrico Deaglio, Pino Corrias e proprio di Gad Lerner.

Quest’ultimo ha sottolineato che "qui da noi Exor ha optato per la monarchia assoluta" ma ha ammesso di non rinnegare “i leali rapporti intrattenuti con gli azionisti dei giornali in cui ho lavorato - gli Agnelli e i De Benedetti, senza dimenticare la Telecom con cui partecipai alla fondazione di La7 - senza dover rinnegare le mie idee e i miei legami esistenziali con la sinistra. Tra parentesi, sappiano i denigratori che il Rolex d'acciaio ero già riuscito a comprarmelo prima, nel 1992, quando stavo nella Rai3 di Guglielmi”.

Lerner ricorda che proprio su questo giornale, poco più di un anno fa, ha fatto "i conti con l'ansia di legittimazione che sospinse la sinistra, chiamata per la prima volta al governo del Paese, a instaurare rapporti subalterni con il capitalismo italiano, sottovalutandone i vizi". Questo, secondo il giornalista, ha creato un effetto indesiderato: "la rinuncia a tutelare efficacemente gli interessi delle classi subalterne".

Lerner spiega che questa tema si sta riproponendo in modo drammatico anche in questo periodo segnato dalla "recessione provocata dalla pandemia del Covid-19". "Anche all'interno del Pd- ha aggiunto-. Basti pensare alle oscillazioni sul prestito agevolato a Fca e sulla concessione di Atlantia". Per il giornalista "non occorre essere né rivoluzionari né anticapitalisti per rendersi conto che alla ricostruzione del Paese non basterà solo l'erogazione di risorse pubbliche.

Serviranno soluzioni inedite, dal mutualismo a un ruolo di garanzia dello Stato e dei lavoratori nella proprietà delle imprese in difficoltà, da nuove politiche fiscali a forme di condivisione degli utili”. In considerazione di tutto ciò, Lerner ha concluso spiegando di essere contento di “lavorare in un giornale senza padroni".

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