L'omicidio-suicidio della classe media

Nel "mondo di sopra" ci sono i ricchi, nel "mondo di sotto" ci siamo finiti tutti noi

L'omicidio-suicidio della classe media

A Roma due coniugi di 75 e 72 anni sono stati trovati l'uno accanto all'altro a letto, morti. Il marito aveva sparato alla testa della moglie e poi si era suicidato. Cercando le ragioni di questo gesto si è scoperto che lui era un noto avvocato, un professionista che fino a qualche anno fa guadagnava bene poi, con la recessione economica ha smesso di guadagnare. I due hanno conservato, sia pure ridotto, il loro tenore di vita, poi hanno finito i risparmi e hanno ricevuto lo sfratto dall'appartamento in affitto in cui vivevano. Da benestanti erano diventati poveri. Avrebbero dovuto ritirarsi in una casa miserevole, forse andare a mangiare alla Caritas e hanno preferito uccidersi. Hanno fatto come molti imprenditori che hanno visto le loro fiorenti imprese distrutte dalla globalizzazione.

Il suicidio è l'atto estremo dell'immiserimento della classe media avvenuto con la mondializzazione. Ma la rovina è ben più ampia. Operai dell'industria, contadini, impiegati, ferrovieri, artigiani, commercianti e negozianti di ogni tipo, insegnanti, architetti, avvocati, ingegneri, medici sono stati impoveriti o addirittura espulsi dal sistema economico e sopravvivono a fatica con la prospettiva di stare sempre peggio. Cristophe Guilluy nel libro La società non esiste sostiene che è avvenuta la netta separazione fra il mondo di sopra formato dai ricchi (e io, aggiungo, dalle spaventose potenze sovranazionali) e il mondo di sotto, dove finiamo tutti noi. È così che è stata distrutta la classe media che era la base della cultura occidentale e della democrazia rappresentativa.

Sulle rovine della classe media cresce quella che Hannah Arendt nelle Origini del totalitarismo chiama la plebe. La plebe, impoverita, delusa, priva di fiducia non capisce le ragioni del suo disagio. Si ribella, ma non ha forza per creare un partito, per concepire un progetto razionale di riforma delle istituzioni nazionali e internazionali.

Si accontenta dei luoghi comuni, delle chiacchiere televisive o dei social. Sul piano politico spaventata, incerta cerca un capo, un conducator, un capataz, un caudillo che spesso le fa promesse che non potrà mantenere e che poi finirà per fare gli interessi del «mondo di sopra».

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