Due anni di indagini, oltre 200mila conversazioni telefoniche intercettate, più di 200 finanzieri impiegati per portare alla luce uno dei più consistenti intrecci di interessi tra la comunità italiana e quella cinese della città di Prato. Le fiamme gialle hanno portato alla luce un meccanismo costato alle casse dell'erario oltre dieci milioni di euro. Quasi 80mila buste paga false fabbricate per il rinnovo del permesso di soggiorno di cittadini orientali residenti in Toscana, Campania, Veneto, Piemonte e Umbria.
Solo a Prato sono oltre mille le aziende cinesi finite sotto la lente degli investigatori che hanno spiccato 50 decreti di perquisizione. Oggi sono scattati gli arresti: in manette 20 persone, 17 cinesi titolari di aziende tessili e tre cittadini italiani, un commercialista e due consulenti del lavoro. 4671058654785px;">I reati contestati dalla Procura agli indagati vanno dalla falsa dichiarazione sull'identità o qualità personali alla violazione sulle disposizioni relative all'immigrazione passando al favoreggiamento personale.
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