Nel suo libro "Avanti perché l'Italia non si ferma", Matteo Renzi affronta diversi temi. Dalla giustizia all'economia, dalla politica alle riforme. Ma tra le pagine c'è anche un passaggio che riguarda la vicenda dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L'ex premier racconta di fatto la sua versione su una vicenda che per alcuni anni ha lasciato l'Italia col fiato sospeso. Dal governo Monti, per passare a Letta e per finire con Renzi: tre governi e tre premier che hanno cercato di riportare a casa i due fucilieri di Marina. L'impresa, va detto, riuscì a Renzi e adesso nel suo libro parla di quei giorni ma attacca in modo frontale Mario Monti: "Quando qualcosa finisce ti viene spontaneo pensare al primo e all’ultimo momento. Mentre a Palazzo Chigi attendiamo l’arrivo di Gentiloni che ha appena giurato al Quirinale, faccio l’ultima telefonata dall’ufficio: è ad Agnese, per chiederle se mi lascia le chiavi di casa nel solito vaso di fiori, come facevamo sempre. E allora ripenso alla prima telefonata,la prima telefonatain assolutofatta nelmomento in cui mi sono seduto dietro la scrivania di capo del governo. Quella prima telefonata io l’avevo fatta a due cittadini pugliesi, bloccati in modo per noi illegittimo in India da anni e al centro di un affaire internazionale molto difficile da risolvere. I due marò, erano fermi a Nuova Delhi, nell’ambasciata italiana, da troppo tempo. E simbolicamente ho pensato - insediandomi - che sarebbe stato un mio dovere almeno provarci. In tanti mi dicono che io sono uno che pensa soprattutto alla comunicazione. Chelemie scelte sono dettate dall’esigenza di apparire. Che penso soprattutto a come confezionare un racconto, più che alla sostanza. Io invece credo di aver pensato troppo poco alla comunicazione, di aver raccontato quello che abbiamo fatto peggio dicome abbiamo governato", spiega Renzi in un passo del suo libro pubblicato da Libero.
Poi entra nel dettaglio della vicenda: "Sui due marò rivendico la differenza, direi quasi ontologica, con chi mi ha preceduto. Perché la loro vicenda è stata a lungo un tema caldo: chi li citava prendeva l’applauso. I commentatori si sgolavano perché l’Italia si facesse rispettare. Le opposizioni, incuranti delle vere responsabilità di questa vicenda, organizzavano manifestazioni di grande impatto mediatico, a cominciare dalla protesta-sceneggiata in aula quando il parlamento accoglieva Ban Kimoon. Il governo Monti - sotto il cui operato era avvenuto il fattaccio - aveva ottenuto dall’India che i due marò potessero ritornare in Italia per un periodo. Quando i due arrivano, vengono ricevuti a Palazzo Chigi, esposti alla stampa e alle tv, perché la visibilità e la comunicazione appassionano i governi tecnici molto più di quanto si voglia far credere. La sovraesposizione mediatica pare il preludio alla risoluzione del problema. E invece imilitari sono costretti a sorpresa a rientrare in India,con ennesimo scorno della nostra credibilità internazionale". A questo punto, dopo avre "sistemato" Monti, l'ex premier parla delle mosse del suo governo: "Noi non abbiamo fatto una sola foto con quei marò. Li ho sentiti per telefono, in più di una circostanza, ovviamente. Ma non li ho esposti come trofei davanti alle telecamere.
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