Marocchinate, il caso si riapre: "Chiediamo giustizia per le vittime"

Di marocchinate, alla fine della seconda guerra mondiale, si parlava appena. Adesso, la Procura militare di Roma, ha aperto un fascicolo. Abbiamo intervistato il presidente dell'Associazione nazionale vittime delle marocchinate per comprendere quale direzione potrebbe essere intrapresa in termini giudiziari

Marocchinate, il caso si riapre: "Chiediamo giustizia per le vittime"

Si riapre il caso delle cosiddette "marocchinate". Una delle pagine storiche meno indagate tra quelle che riguardano le fasi finali della seconda guerra mondiale. Tanto riaperto che la Procura militare di Roma starebbe cercando alcune persone rimaste in vita. Emiliano Ciotti è il presidente dell'Associazione nazionale vittime delle marocchinate. Qualcosa pare muoversi anche dalle parti della politica. Fratelli d'Italia, stando a quanto appreso, starebbe per presentare una proposta di legge sul tema. Abbiamo intervistato il signor Emilano Ciotti, che di mestiere fa il vigile del fuoco, in relazione all'apertura di un fascicolo che potrebbe far emergere responsabilità per crimini di guerra perpetrati dalle autorità francesi dell'epoca.

Signor Ciotti, come nasce l'apertura del fascicolo sulle marocchinate?

"Il legale dell'associazione, l'avvocato Randazzo, ha preparato una duplice denuncia. Presentata poi alle varie procure ordinarie oltre a quella militare. Duplice perché depositata sia come presidente dell'Associazione vittime delle marocchinate sia come parente prossimo di una delle giovane vittime".

Una ferita ancora aperta, sulla quale nessuno si era mai preso l'impegno d'indagare sul serio...

"Purtroppo la raccolta della documentazione è stata abbastanza complessa: ci sono voluti quasi dieci anni. Alla fine, abbiamo depositato alla Procura militare oltre trecento pagine di denunce riguardanti tanto le violenze quanto gli omicidi. Proprio ieri ci siamo riuniti alla Camera dei deputati. Bisogna istituire una commissione apposita che attesti le eventuali responsabilità della Francia. Per ora abbiamo ricevuto il sostegno della Lega, ma non ci sarebbero problemi nel caso arrivassero anche altre adesioni: ad oggi, abbiamo quelle dei deputati Rufa, Zicchieri e Gerardi della Lega e di Ruspandini di Fratelli d'Italia".

Conosce qualche vittima o le famiglie di quest'ultime?

"Certo che sì...ne conosco davvero molte. Alcune le abbiamo intervistate. Per altre, invece, non siamo riusciti a superare la ritrosia delle famiglie".

Secondo i dati che ha, di quanti casi di stupri, violenze e omicidi parliamo?

"Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal "Corpo di Spedizione Francese", che iniziò le proprie attività in Sicilia e le terminò alle porte di Firenze, possiamo affermare con certezza che vennero stuprate almeno sessantamila donne e che ci furono ben centottantamila episodi relativi a violenze carnali. I soldati maghrebini, in media, procedevano con gli stupri attraverso gruppi costituiti da due - tre persone, ma abbiamo raccolto anche testimonianze di donne violentate da cento, duecento e trecento maghrebini. Oltre ai mille omicidi a sfondo sessuale, per i quali vennero coinvolti anche molti bambini".

La Francia rischia qualcosa, adesso, in termini giudiziari? Si vocifera di accuse per crimini di guerra...

"Chiediamo giustizia per tutte le vittime volute dalla Francia. Charles de Gaulle e gli ufficiali francesi erano a conoscenza di quanto stesse succedendo e non fecero nulla per fermare la carneficina. Loro sarebbero dovuti essere alleati, invece si rivelarono dei nemici. Su numerosi referti medici di allora, è possibile trovare alcune frasi delle vittime che ripetevano quanto segue: "Erano meglio i tedeschi". Abbiamo chiesto la costituzione di una Commissione parlamentare proprio per accertare la sussistenza di crimini di guerra da parte dei francesi".

Lei si occupa da tempo di questi episodi storici. Come nasce il suo interesse?

"L'interesse nasce dall'uccisione del fratello di mio nonno: Anastasio Gigli, che all'epoca dei fatti aveva solo quattordici anni".

La Procura ha già ascoltato delle testimonianze? Se sì, quali?

"La Procura militare ha aperto un procedimento penale. Ora si sta attivando in maniera molto celere per capire se esistono o no responsabilità dei soldati e degli ufficiali. A breve sarà ascoltata anche una testimone ciociara, che dovrebbe essere originaria di Villa Santo Stefano.

Una donna che, durante quel periodo, ha subito una violenza da parte dei soldati marocchini. Villa Santo Stefano è un piccolo comune del basso Lazio, ma tutta quella zona, durante le marocchinate, è stata costretta a subire una vera e propria violenza collettiva".

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