Le mascherine in classe? "Andrebbero indossate anche quando si sta al banco''. Non ammette ignoranza il virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia all'università di Padova e consulente di Luca Zaia per l'emergenza in Veneto, che ribadisce l'importanza per gli studenti di pararsi il volto con un il dispositivo medico-chirurgico: "Va messo perché anche quando si parla si emettono droplets", aggiunge.
Le indicazioni del Comitato tecnico scientifico sono chiare: "La mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto) e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria". Ma saranno sufficienti a scongiurare il rischio di contagio tra gli alunni? "La scuola non serve solo ad imparare ma anche ad interagire, - spiega il professor Crisanti nel corso di una intervista ai microfoni di SkyTg24 - se teniamo tutti zitti per ore andrebbe bene ma non ce li vedo ragazzi che non aprono bocca per tanto tempo. Le mascherine andrebbero indossate anche quando si sta al banco”. Ma allora perché allora è stata data una disposizione diversa dal Cts? “Probabilmente anche perché non è stata ancora raggiunta la capacità di 11 milioni al giorno, bisognerà vedere se queste mascherine si materializzano”.
È scettico l'esperto sulla riapertura delle scuole: "Il rientro in classe e la ripresa delle attività produttive - dice - sono un'occasione fantastica per innescare la trasmissione di Covid-19. E l'unico modo che abbiamo per controllare i contagi, in assenza di farmaci efficaci e ancora in assenza di un vaccino, sono le misure di sorveglianza attiva". Dunque, il virologo suggerisce di incrementare il numero di tamponi giornalieri al fine di scovare eventuali infetti, specie se asintomatici. Ma, ovviamente, si tratta di una soluzione impraticabile in un contesto scolastico: "Se uno sta male e ha la febbre - avverte - bisogna fare tamponi a lui, amici, parenti e colleghi di lavoro. Ogni asintomatico intercettato è una vittoria, quindi è chiaro che i tamponi che facciamo adesso ci bastano appena per controllare la situazione. Fatti un po’ di calcoli e di simulazioni, direi che servirebbero 3-400 mila tamponi al giorno. solo la riapertura delle scuole riguarda più di 8 milioni di studenti: ogni volta che uno ha la febbre, scatta il tampone per i compagni di classe, gli insegnanti, i bidelli, i genitori. Sono 100-150 tamponi per ogni singolo caso".
Il vaccino, si sa, rappresenterebbe la svolta definitiva ma ''non credo arriverà entro la fine dell'anno'', afferma Crisanti. "Ora il problema è che noi siamo tutti differenti, geneticamente per età, per sesso, per etnia ora o anche per malattie. - continua -Quindi in genere la fase cosidetta di sicurezza di un vaccino dura circa un anno e mezzo, due, solo quella, perché bisogna darla circa a cento mila persone in tutto il mondo. Capisco che c'è l'esigenza e l'aspettativa ma non vorrei che si prendesse a una scorciatoia, perché per ogni scorciatoia che prendiamo aumenta il rischio o che il vaccino non sia efficace o che abbia effetti indesiderati. Direi che la cosa migliore sia spiegare alle persone che il vaccino è una cosa in cui stiamo investendo e che ha dei tempi che non possiamo comprimere".
Ma allora quando sarà disponibile un vaccino? "Penso che il ministro Speranza interpreti le aspettative di tutti - conclude il virologo - si diceva che il vaccino sarebbe stato pronto a dicembre, ora si parla della fine dell'anno prossimo, vedrà fine anno prossimo credo che avremo un vaccino certo, testato, nel 2021".
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