Muore dopo intervento al cuore, medico accusato di omicidio volontario

La procura di Brescia accusa il primario di Cardiochirurgia dei Civili di omicidio volontario di una paziente, morta dopo un intervento

Muore dopo intervento al cuore, medico accusato di omicidio volontario

Sono accuse gravissime quelle mosse dalla procura di Brescia contro il primario della Cardiochirurgia universitaria dell’Asst Spedali Civili. Il medico, Claudio Muneretto, 60 anni, è indagato per omicidio volontario aggravato da premeditazione e futili motivi e falso ideologico. Avrebbe - scrive il Corriere della Sera - eseguito un intervento contro ogni linea guida previsto in casi del genere su una paziente, Angiola Maestrello, 57 anni, poi deceduta, e manomesso la sua cartella clinica.

I fatti risalgono allo scorso anno, quando la 57enne scoprì di avere un difetto del setto interatriale. Non una patologia grave ma che potrebbe diventarlo in futuro. La donna si rivolse al Civile di Brescia e alla clinica Cardiochirurgica diretta dal dottor Muneretto. L'8 febbraio, il giorno dell'intervento, le cose in sala operatoria precipitarono e la paziente venne sostenuta nelle funzioni vitali dall’Ecmo, l’apparecchiatura per la circolazione extracorporea indispensabile in caso di una grave insufficienza cardiaca o respiratoria. Le sue condizioni erano disperate e Muneretto prese la decisione di staccare la paziente dal macchinario e trasferirla al Centro Trapianti di Padova: una procedura che, secondo la procura di Brescia, avrebbe segnato il destino della signora Angiola. In particolare, per il pm il medico avrebbe operato questa scelta non per tutelare la vita della paziente ma solo per un calcolo personale, per non correre il rischio di fare morire la donna presso il proprio reparto, con conseguente perdita di credibilità e di pazienti futuri. L'accusa di falsificazione della cartella clinica, invece, riguarda un'annotazione in cui il cardiochirurgo dichiarava di essere stato presente in sala operatoria dalle 13,46 alle 15,30 "mentre, invece, si trovava prima nel suo ufficio in ospedale e poi presso il dipartimento di Scienze Cliniche dell’Università".

Non basta. Durante il trasporto, in ambulanza, della paziente in fin di vita a Padova, gli operatori sanitari che l'accompagnavano si scattarono alcuni selfie che finirono in una chat interna al reparto, con strascico di polemiche e provvedimenti disciplinari. "Sono tutte accuse infamanti che non stanno né in cielo né in terra.

Mi difenderò da queste falsità che sono solo il frutto di vendette architettate nei miei confronti da persone che lavorano all’interno dell’ospedale. Il mio primo obbiettivo quando mi alzo la mattina è fare il bene dei miei pazienti", dichiara al Corriere il dottor Claudio Muneretto, pronto alla battaglia.

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