Una donna è prima di tutto una signora e non c'è proprio niente di sbagliato, nessuna diminutio. È solo un'esaltazione della sua persona degna di rispetto e di cortesi attenzioni, senza alcuna ideologia o significati. È semplice e preziosissima educazione: signori si nasce, diceva Totò, che eleganza e raffinatezza le dispensava. Se appena uno schizzo ne fosse arrivato a Bruxelles, non saremmo finiti umiliati da un despota turco. Una signora, per come le conosco io, sarebbe rimasta in piedi e avrebbe fatto alzare sia il cafone che il bamboccione, per sedersi ella per prima, facendosi pure accomodare la poltrona.
Ora, questa signora a sua insaputa, invece di prendersi un maestro di maniere, ha avuto l'ardire di ergersi a maître à penser, ben assistita dai suoi ideologi di riferimento e dalla sua corte, in quella bolla stile Enterprise di Star Trek che sono le istituzioni europee, un limbo sospeso sopra l'Europa reale. Ha inteso dispensare un galateo in versione ideologica e moderna, che salta le forme inutili e superate per fissarne di nuove che identificherebbero i valori inclusivi e correct. Rimbeccata, e priva di radici forti, ha prontamente e politicamente ritirato. Nel dubbio che non abbia colto il senso del rimbecco, meglio chiarire perché era sbagliato.
La convivenza non implica la mortificazione delle diversità. Il rispetto è dovuto indipendentemente e non in assenza di sesso, etnia o altro. Tutti stiamo insieme ad altri nella pienezza delle identità individuali, che sono una ricchezza e vanno confrontate per ottenere una sintesi del meglio, altrimenti tra cent'anni saremo ancora così. I diversi diventano storia, non gli uguali. Chi viene a vivere in Europa porta le sue identità per preservarle, non certo per annacquarle in un decadente melting pot. E poi, pretendere di accogliere gli altri mettendoli comodi, per non fargli pesare ciò che siamo, tradisce un senso di superiorità stucchevole e sempre un po' cafone.
Come pure non ha senso oscurare le nostre tradizioni, che ci ricordano come e cosa eravamo. La civiltà di oggi la esprimiamo non a dispetto ma grazie a quella di ieri. Lo schiavismo greco-romano ci ha reso uomini liberi, le dittature hanno prodotto la democrazia, due guerre tremende hanno inculcato una volontà di pace nemmeno pensabile per i nostri nonni. Quelle nefandezze di cui oggi ci vergogneremmo non vanno cancellate ma preservate e ricordate, perché sono l'unico muro che ci impedirà di ripeterle. L'umanità non è una fiaba ma una tensione tra demoni e angeli e servono entrambi per sapere la direzione.
In ultimo, dispensare pensieri e norme di comportamento non compete alla Commissione, che deve operativamente armonizzare i sistemi di funzionamento del mercato unico,
dove c'è ancora tanto da fare ad esempio sull'immigrazione, semmai volesse andare ad augurare buone festività al confine polacco, apostrofandoli asessuatamente. Per cimentarsi con l'etica servono ben altre stature culturali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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