Anche deglutire rappresenta per molti un problema. La disfagia può essere orale, faringea ed esofagea. Il cibo o la saliva vengono trattenuti all'interno della bocca e provocano un senso di soffocamento, accompagnato da tosse. Questa patologia è di origine neurologica-muscolo-scheletrica. In molti casi la disfagia è dovuta ad infiammazione del tubo gastroenterico. Altre cause, molto più gravi, possono stare alla base della difficoltà a deglutire: ostruzioni determinate da corpi estranei, come tumori benigni o maligni, collocati a livello della faringe o della tiroide. Altre volte si tratta di un danno neurologico, con paralisi dei muscoli linguali e dei disturbi riconducenti ad altre patologie, come la sclerosi laterale amiotrofica. Si potrebbe trattare anche di morbo di Parkinson, di sclerosi multipla o di infezioni da Hiv.
La disfagia può colpire anche i bambini, soprattutto i prematuri e quelli che nascono con lesioni cerebrali. Ne parliamo con il dottor Odoardo Picciolini, responsabile della riabilitazione pediatrica della Fondazione Ca Granda Ospedale Maggiore di Milano, clinica Mangiagalli. É il primo ospedale italiano per numero di nascite (oltre 7mila parti all'anno) e tra i primi in Europa. Ricovera il più alto numero di bimbi prematuri, quelli ad alto rischio che pesano meno di 1500 grammi. La riabilitazione pediatrica fa parte dell'area neonatologica e pediatrica (diretta dal professor Fabio Mosca) e svolge la propria attività per i problemi alimentari con il reparto di otorinolaringoiatria (professor Lorenzo Pignataro).
«I neonati prematuri e quelli con gravi forme neuromuscolari, miopatie, malattie metaboliche quando interessano il sistema nervoso centrale – afferma il dottor Picciolini - presentano sovente problemi neurologici della sfera oromotoria. Le paralisi cerebrali ostacolano l'attività motoria, impediscono il controllo del capo e del collo e producono disfunzioni ai nervi cranici che interessano la deglutizione. Il neonato non è in grado di coordinare la deglutizione con il respiro ed il cibo va in trachea, provocando tosse, infiammazioni e frequenti broncopolmoniti. É indispensabile una tempestiva diagnosi affidata ad un medico che possa evidenziare il problema».
Alla Mangiagalli vi è un gruppo di lavoro specializzato sulle problematiche alimentari del neonato formato da neonatologi, fisioterapisti, fisiatri, logopedisti, radiologi , psicologi, che affrontano la diagnosi e la terapia in modo multidisciplinare. «Per effettuare corrette diagnosi di disfagia sono necessari vari esami diagnostici. La videofluoroscopia – precisa il dottor Picciolini - è essenziale per conoscere il percorso del cibo e le anomalie. Con una radiografia dinamica si individua anche la disfagia esofago-gastrica, all'origine del reflusso gastro-esofageo» .
«Lo studio radiologico della deglutizione – afferma il fisiatra Carlo Bianchi - deve poter fornire le migliori informazioni sull'evento dinamico dell'atto deglutitorio, anche in età neonatale-pediatrica avvalendosi della complementarietà dell'esame fibroendoscopico per quanto riguarda le eventuali anomalie morfologiche dell'apparato orofaringeo e esofago-gastrico». Si ricorre all'approccio chirurgico, se si tratta di un tumore all'esofago, o se vi è la possibilità della dilatazione, praticata con un endoscopio, per espandere la larghezza dell'esofago.
Quando il problema è grave, ed impedisce di mangiare e bere in modo adeguato, si consigliano diete liquide, per evitare la perdita di peso e la disidratazione. A volte è necessario ricorrere anche ad un sondino nasogastrico, per ovviare al disordine della deglutizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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