Nobel per la Fisica 2020 a Penrose, Genzel, Ghez

Il Nobel per la Fisica 2020 va a Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez. Premiate le loro scoperte sui buchi neri

Nobel per la Fisica 2020 a Penrose, Genzel, Ghez

ll premio Nobel per la Fisica è stato assegnato a Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez per le loro scoperte sui buchi neri e le loro implicazioni nella comprensione dei meccanismi dell’Universo. L'Accademia delle Scienze svedese ha attribuito il riconoscimento per metà al britannico Roger Penrose "per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una robusta previsione della teoria generale della relatività" e per l'altra metà congiuntamente al tedesco Reinhard Genzel e alla statunitense Andrea Ghez "per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio ed estremamente pesante che governa le orbite delle stelle al centro della nostra galassia". Un buco nero supermassiccio è l'unica spiegazione attualmente nota, sottolinea l'Accademia reale svedese delle Scienze, che quest'anno ha dovuto annunciare il più prestigioso riconoscimento scientifico online a causa della pandemia di coronavirus.

Penrose dimostrò che i buchi neri, "i fenomeni più esotici e misteriosi dell'Universo", sono una conseguenza diretta della relatività generale, elaborata da Albert Einstein. È professore emerito all'Istituto di matematica dell'Università di Oxford e nel 1988 ha ricevuto, insieme a Stephen Hawking, il Premio Wolf per la fisica. Genzel e Ghez scoprirono invece che un oggetto a noi invisibile e con una massa enorme si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea: a oggi l’unica spiegazione plausibile è che si tratti di un buco nero supermassiccio. Andrea Ghez è la quarta donna a ricevere il Nobel per la Fisica, con il quale furono insignite in passato Marie Curie (1903), Maria Goeppert Mayer (1963) e Donna Strickland (2018).

L'Accademia reale svedese delle Scienze ha assegnato il riconoscimento da 10 milioni di corone svedesi metà a Roger Penrose per aver utilizzato metodi matematici ingegnosi nel dimostrare che i buchi neri sono una diretta conseguenza della teoria della relatività generale di Albert Einstein. "Einstein non credeva che i buchi neri esistessero davvero, questi mostri super-pesanti che catturano tutto ciò che li entra. Niente può sfuggire, nemmeno la luce" sottolinea l'Accademia. Nel gennaio 1965, dieci anni dopo la morte di Einstein, Roger Penrose dimostrò che i buchi neri possono davvero formarsi e li descrisse in dettaglio; nel loro cuore, i buchi neri nascondono una singolarità in cui tutte le leggi conosciute della natura cessano. Il suo articolo innovativo è ancora considerato il contributo più importante alla teoria della relatività generale dai tempi di Einstein. Gli altri due scienziati insigniti del Nobel, a cui sono andati gli altri 5 milioni di corone svedesi, guidano ciascuno un gruppo di astronomi che, dall'inizio degli anni '90, si è concentrato su una regione chiamata Sagittarius A * al centro della nostra galassia. "Le orbite delle stelle più luminose più vicine al centro della Via Lattea sono state mappate con crescente precisione. Le misurazioni di questi due gruppi concordano, trovando entrambi un oggetto estremamente pesante e invisibile che attira l'accozzaglia di stelle, facendole correre a velocità vertiginose. Circa quattro milioni di masse solari sono raggruppate in una regione non più grande del nostro sistema solare" aggiunge ancora l'Accademia sottolineando l'imporatnza delle scoperte degli studiosi.

"Nobel tutto meritatissimo per i nostri colleghi del Max Planck in Germania e University of California, che hanno fatto un grandissimo lavoro, con un ripetuto monitoraggio del nostro centro galattico per ormai quasi tre decenni". Lo ha spiegato all'Agi Ciriaco Goddi, Blackholecam project scientist e membro dell'EHT collaboration, che ha partecipato alla realizzazione della prima foto di un buco nero. "Rispetto al nostro - ha spiegato - il loro esperimento è più maturo, visto che è iniziato negli anni '90, e questo lungo monitoraggio gli ha consentito di stabilire fuori di alcun dubbio che al centro della nostra galassia c'è un buco nero con un massa di ben 4 milioni di volte la massa del Sole e testare alcune delle previsioni della teoria della relatività generale di Einstein, incluso il cosiddetto Redshift Gravitazionale". "Il premio Nobel di quest'anno a Penrose, Genzel e Ghez è stato un grande riconoscimento non solo ai tre scienziati ma anche al lavoro di una vasta comunità di ricercatrici e ricercatori sulla fisica dei buchi neri, cui l'Infn dà un contributo fondamentale, sia sul fronte teorico sia su quello osservativo". È il commento del presidente dell'istituto nazionale di fisica nucleare Antonio Zoccoli in merito all'assegnazione del Nobel ai tre scienziati per i loro studi sui buchi neri. Zoccoli ha inoltre ricordato l'impegno dell'Infn in questo campo "partecipando a grandi collaborazioni internazionali come Eht e gestendo l'interferometro per onde gravitazionali Virgo che, insieme a Ligo, ha permesso l'osservazione sperimentale di nuove popolazioni di buchi neri. Stiamo lavorando con grande impegno anche al futuro dello studio di questi oggetti astrofisici tramite onde gravitazionali progettando l'interferometro di nuova generazione Einstein Telescope, per cui l'Italia ha candidato la Sardegna come sito ospitante", ha concluso il presidente Infn.

L'inglese Roger Penrose, cui è andato metà del Nobel per la Fisica 2020, è nato nel 1931 a Colchester, nel Regno Unito, e lavora all'Università di Oxford.

Il tedesco Reinhard Genzel, è nato il 24 marzo 1952 a Bad Homburg vor der Höhe, in Germania, ed è affiliato all'University di Berkeley in California (Usa) e al Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics di Garching, in Germania. La statunitense Andrea Ghez, è nata a New York nel 1965 ed è affiliata all'University della California a Los Angeles, negli Usa.

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