"Quattro richieste". Tutto pronto per il maxi-sbarco

La nave dell'Ong francese preme per far sbarcare 247 migranti in Italia. Nel frattempo racconta sui social la storia di alcuni migranti

"Quattro richieste". Tutto pronto per il maxi-sbarco

Cresce il pressing da parte di Ocean Viking per ottenere un porto sicuro. La nave di Sos Mediterranée si trova vicino le coste siciliane con 247 migranti a bordo, di cui 53 minori, e preme affinché possa approdare sulla terraferma il prima possibile. "Abbiamo inviato quattro richieste alle autorità competenti - spiega il team dell’Ong francese sui social - ma stiamo ancora aspettando".

La nave è tornata in mare aperto solamente l’undici febbraio scorso dopo essere rimasta ferma a lungo nel porto di Trapani per via di alcune irregolarità riscontrate dalle autorità locali competenti. Una volta mollati gli ormeggi ha raccolto, nel giro di pochissimi giorni, i migranti che si trovavano a bordo di barchini e gommoni sia in piena zona Sar libica che maltese. Da allora sono stati lanciati gli appelli per un POS ma al momento non è arrivata alcuna risposta. L’imbarcazione ha trascorso questi momenti di attesa vicino le coste agrigentine per poi dirigersi verso quelle siracusane, a Portopalo di Capo Passero. Da qui nel frattempo, non mancano i racconti del team dell’Ong, a colpi di Twitter, circa la difficile esperienza dei migranti durante il loro viaggio della speranza. Alcuni extracomunitari hanno raccontato di “aver rischiato la vita per fuggire dalla Libia". Una sedicenne ha spiegato poi di essersi dovuta separare dalla sorella e di aver passato dei giorni di prigionia prima della partenza: "Ho lasciato il mio Paese con mia sorella che è poi rimasta in Sudan, mi ha dato il suo anello per proteggermi. Ho passato – aggiunge la ragazza - sei mesi in prigione in Libia. Dopo aver visto cosa fanno alle donne e avere sentito le loro urla, sono sollevata dal fatto che non sia venuta con me".

Al racconto di questa 16enne se ne aggiungono altri di alcuni giovanissimi. Denominatore comune i momenti di prigionia in Libia. Ad esempio Amath racconta: "Sono partito dieci anni fa per cercare lavoro in Libia. Sono andato in prigione dieci volte. Ogni volta le guardie mi picchiavano e quando cercavo di scappare mi sparavano a una gamba. Ho cicatrici su tutta la schiena e bruciature- aggiunge - mi hanno picchiato continuamente”. Racconti di un’amara realtà. La storia è quella di sempre. E il peso di questi eventi trova sempre il lieto fine nei porti italiani. Come se la nostra Nazione fosse l’unica europea chiamata a sobbarcarsi il peso di un fenomeno di tale portata.

Il trend degli arrivi in questi primi due mesi dell’anno è già molto chiaro. Sono infatti 4.263 i migranti approdati a fronte dei 2.668 dello stesso periodo dello scorso anno. Numeri destinati vertiginosamente a crescere anche attraverso l’intervento delle Ong.

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