È morto dopo undici giorni di agonia all'ospedale di Vigevano. Lo chiamavano "Palermo" Antonino Benfante, il killer dei fratelli Emanuele e Pasquale Tatone e di Paolo Simone, autista di Emanuele, uccisi nell'ottobre del 2013, con due esecuzioni compiute a distanza di 72 ore. Secondo quanto riportato da Il Giorno, il 55enne di origini siciliane era stato condannato all'ergastolo con isolamento diurno per tre anni, pena resa poi definitiva anche da una sentenza dell'aprile dello scorso anno, emessa dalla Cassazione.
I tentativi di togliersi la vita
Dal momento del giudizio, l'uomo, in custodia al carcere di Vigevano, avrebbe tentato più volte di togliersi la vita. In un'occasione avrebbe cercato di incendiare una cella e di aggredire un altro detenuto. Dieci giorni fa, Benfanti avrebbe cercato di stringersi attorno al collo la maglia che indossava per impiccarsi e cadendo avrebbe sbattuto violentemente la testa. L'uomo sarebbe stato trasportato, in gravi condizioni, all'ospedale di Vigevano dove è deceduto ieri.
L'avvocato: "Andava piantonato"
Il suo avvocato, Ermanno Gorpia, commentando la morte del suo assistito avrebbe criticato la misura presa nei confronti di Benfante: "Se un detenuto tenta il suicidio più violte ed è in isolamento, occorre piantonarlo. Benfante aveva già tentato più volte il suicidio ed era stato ricoverato in Psichiatria, ma la situazione è stata sottovalutata. È stato fatto uno sbaglio enorme: chi è deputato alla custione di soggetti, per quanto criminali possano essere, dovrebbe salvaguardarne la vita". Benfante, affetto dal morbo di Parkinson, aveva subito, di recente, un'operazione che, però, non aveva avuto esito positivo. Gli era stato installato un microchip nel tentativo di migliorarne le condizioni di salute, ma durante la convalescenza aveva contratto un'infezione. La richiesta di scarcerazione, chiesta per il suo stato di salute, era stata negata.
Gli omicidi e l'arresto
Benfante era stato arrestato il primo giorno di dicembre del 2013. Gli omicidi commessi risalivano al 27 ottobre dello stesso anno: con due proiettili, calibro 38, aveva ucciso Emanuele Tatone, che poco prima era stato sfrattato da una casa popolare ed era malato, e Paolo Simone, che lo stava accompagnando. Tre giorni dopo, il 30 ottobre, a morire fu Pasquale Tatone (fratello di Emanuele), freddato fuori da una pizzeria con un fucile calibro 12. Le indagini portarono a Benfante, che aveva precedenti per tentato omicidio e traffico di sostanze stupeacenti. In quel periodo, l'uomo era appena uscita dal carcere ed era in affidamento in prova ai servizi sociali.
Le immagini registrate dalle telecamere, i tabulati telefonici e alcune testimonianze gli attribuirono il fatto. Secondo le prime ricostruzioni, a costituire il movente alcuni contrasti con la famiglia Tatone, legati all'egemonia sullo spaccio di droga a Quarto Oggiaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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