Ora i tradizionalisti lanciano una "crociata" contro il Papa

Il cardinale Burke e il vescovo Schneider hanno stroncato l'intero assetto del Sinodo panamazzonico. Arriva la "crociata" dei tradizionalisti

Ora i tradizionalisti lanciano una "crociata" contro il Papa

Questa volta non verranno sottoscritti "dubia" di carattere dottrinale. I tradizionalisti sono così sicuri che si tratti di "errori" e di "eresie" da mettere in piedi quella che è già stata ribattezzata "crociata". Non ci saranno domande aperte a risposte o a rettifiche pastorali, ma azioni costruite attorno alla "preghiera" e al "digiuno", affinché i contenuti dell'Instrumentum Laboris del Sinodo panamazzonico non entrino a far parte del depositum fidei che, per inciso, i conservatori reputano essere immodificabile.

Nel caso dell'esortazione apostolica Amoris Laetitia, i conservatori contestavano la possibilità che i divorziati risposati potessero accedere al sacramento della comunione. Le circostanze odierne sono più intricate. Perché la partita è più grossa. Il cardinale statunitense Raymond Leo Burke e il vescovo kirghiso Athanasius Schneider hanno condiviso un documento di otto pagine secondo cui, del testo che anticipa la traccia dei lavori sinodali, quello che i padri dovranno analizzare prima di qualunque provvedimento, fanno parte sei "gravi errori teologici ed eresie". Così come raccontato pure da Agi. E Papa Francesco - hanno sottolineato i due, che non sono nuovi a lamentele di questa caratura - dovrebbe "confermare i suoi fratelli nella fede con un chiaro rifiuto degli errori". Jorge Mario Bergoglio, quindi, può ancora scongiurare quella che per i tradizionalisti sarebbe una vera e propria fuoriuscita dai canoni del cattolicesimo. Ma sembra quasi che il Papa, per esaudire le richieste del duo, debba rivedere l'intero assetto dell'appuntamento. Perché ad essere obiettato non è solo qualche elemento di riforma, ma quasi tutta l'architrave del testo che Burke e Schneider hanno esaminato.

Secondo quanto si apprende sul National Catholic Register, che ha riportato tutti i dettagli, la "crociata" è centrata su un invito preciso: ai cattolici di tutto il mondo è stato chiesto di pregare il Rosario e di digiunare almeno un giorno ogni sette. Il periodo in cui questa condotta dovrebbe essere tenuta termina pochi giorni prima dell'inizio del Sinodo sull'Amazzonia, cioè il 3 di ottobre. Il Sinodo, invece, è previsto per il 6 dello stesso mese, il giorno successivo al concistoro tramite cui dieci nuovi consacrati verranno creati cardinali. Ma quali sono i punti sollevati dal cardinal Raymond Leo Burke e dal vescovo Athanasius Schneider? Anzitutto viene attenzionata la questione del "panteismo implicito". C'è il timore, insomma, che certo spiritismo indigeno possa contribuire a rendere astratto quello che deve rimanere sul piano della reificazione, cioè la natura. L'ecologia integrale non ha il placet di questi alti-ecclesiastici. Vale più o meno la stessa considerazione in relazione a un altro aspetto dell'Instumentum Laboris, quello che premia le visioni indigene della religione quali"fonti di rivelazione divina e percorsi alternativi per la salvezza". Anche questo, per i tradizionalisti, va bocciato di netto. Pure perché "gli aborigeni" - e questa è la terza critica - non hanno affatto "ricevuto la rivelazione divina e che la Chiesa cattolica in Amazzonia". E la Chiesa cattolica si trova ancora nella necessità di dover evangelizzare quei popoli.

Veniamo dunque allo scrupolo più spinoso: quello che cassa di netto due ipotesi. La prima, quella di far sì che laici di chiara fede celebrino le messe al posto dei consacrati, è da escludere a priori per Burke e Schneider. Così come non bisognerebbe neppure proporre l'istituzione di una forma di diaconato valevole per il sesso femminile. Per il duo non può esistere quindi un"adattamento dei ministeri ordinati cattolici alle consuetudini ancestrali degli aborigeni". Niente "viri probati" e nessuna donna sacerdotessa, per farla breve. Il quinto ammonimento è tutto sull'ideologia ambientalista: l'essere umano non può essere subordinato all'ecologia, asseriscono in sintesi, mentre l'ultimo passaggio è basato sulle conseguenze socio-economiche che l'adozione del mantra ecologista comporterebbe in termini filosofico-dottrinali.

Come premesso, insomma, non si tratta di dubbi, ma di un'esposizione calibrata su quelli che per Burke e Schneider, e magari anche per altri tradizionalisti che si aggiungeranno in queste settimane, sono svarioni

dottrinali. C'è da dire, per completezza, che l'Instrumentum Laboris è appunto uno strumento, che è stato stilato dal Consiglio che si riunisce prima del summit tra gli episcopati e che può essere modificato nel corso del Sinodo.

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