Ora Marine rottama papà Le Pen

La figlia ed erede si oppone alla candidatura del fondatore del Front National: «È un suicida politico»

È insieme uno psicodramma familiare e un divorzio politico senza precedenti nell'ultradestra francese. È il patricidio, in pubblica piazza, di un leader che ha voluto fare del suo partito un'impresa di famiglia. È la lotta finale, e irreversibile, tra il diavolo Jean-Marie Le Pen e l'acqua santa Marine. La guerra esplosa all'interno del Front National è di quelle che entreranno nei libri di storia. Lui, eurodeputato e presidente onorario del Fn, ex ufficiale della Legione Straniera che ha dedicato oltre 60 dei suoi 86 anni alla politica, gioca a fare il sovrano come se nella sua testa frullasse un cinico après moi le déluge . In un'intervista al quotidiano Rivarol , in uscita oggi, ripete tutto quello che la figlia Marine cerca di lasciarsi alle spalle da almeno quattro anni, da quando cioè ha preso le redini del partito come presidente portandolo di successo in successo fino ad avvicinarlo al traguardo, probabile, del ballottaggio alle presidenziali del 2017. Dopo aver ribadito nei giorni scorsi che le camere a gas «sono un dettaglio della Storia» e aver incassato il «disaccordo profondo» della figlia, «l'uomo nero» ha rincarato la dose. Al giornale di estrema destra ha spiegato di «non aver mai considerato il maresciallo Pétain un traditore» e di aver reputato invece i francesi «troppo severi» nei confronti del capo del governo filo-tedesco di Vichy durante la Liberazione. Il tutto condito con una spruzzata di orgoglio compaciuto: «Non sono uno che cambia idea». Poi l'attacco sprezzante al primo ministro Manuel Valls, nato a Barcellona ma naturalizzato francese a vent'anni: «Siamo governati da immigrati e da figli di immigrati...Valls è francese da trent'anni, io da mille. Qual è il suo attaccamento reale alla Francia?». Ce n'è pure per alcuni deputati dell'Ump: «Estrosi e Ciotti a Nizza, Mariani, sono persone i cui parenti erano italiani...». Quanto basta per confermare il ritratto di «diavolo» fondatore del Front National che la figlia Marine ha fatto di tutto per «dediabolizzare», cercando di calamitare i voti sia della destra moderata che degli operai.

Così lei, l'angelo biondo Marine, l'erede prescelta ha deciso con il suo entourage che la misura è colma. E annunciato che fermerà la corsa del padre in testa alla lista del Front National nelle elezioni regionali in Provence-Alpes-Côte d'Azur: «Mi oppongo alla candidatura di Le Pen - spiega Marine in un'intervista a Le Monde - perché è in una spirale che è a metà tra la strategia della terra bruciata e il suicidio politico. Il Fn non vuole essere preso in ostaggio dalle sue grossolane provocazioni». Poi la frase che segna una frattura forse perfino più profonda di quella politica: «Il suo obiettivo è nuocermi. Riuniremo l'ufficio esecutivo per trovare il modo migliore per proteggere gli interessi del movimento». «È una crisi senza precedenti» ammette lei. «È la rottura totale e definitiva» le fa eco il numero due del partito Florian Philippot, chiamato in causa da Le Pen senior con l'accusa di aver inferto al Fn la virata a sinistra che il fondatore non digerisce. La querelle è andata avanti per tutta la giornata: «La crisi potrebbe aver conseguenze gravi» minaccia il padre, che si dice pronto a esporre il suo punto di vista davanti all'ufficio esecutivo. Il nodo è cosa accadrà dunque il 17 aprile. Tanto per cominciare si voterà per alzata di mano o a scrutinio segreto? L'ideale sarebbe - e non a caso Marine ci pensa da tempo - abolire la carica di presidente onorario, nonostante Jean-Marie sia stato confermato all'ultimo Congresso di Lione.

Ma per farlo ci vuole un'assemblea generale e convocare il Congresso con queste tensioni sarebbe a dir poco deleterio alla vigilia del voto. Intanto Marion Maréchal Le Pen, la nipote di famiglia che siede in Assemblea, potrebbe essere prescelta come candidata nella regione Paca. È la pupilla di nonno Jean-Marie. Un nuovo angelo biondo o un altro diavolo?

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