"Paghi e prendi casa". Ecco come funziona il racket delle occupazioni

Secondo le inchieste più recenti le occupazioni sarebbero gestite da bande che segnalano gli appartamenti liberi dietro un compenso che va dai 4 ai 10mila euro. A Roma una casa su tre di proprietà degli enti è occupata

"Paghi e prendi casa". Ecco come funziona il racket delle occupazioni

"Paghi 5mila euro e ti fanno entrare dentro casa, lo hanno proposto anche a noi ma alla fine non abbiamo accettato". A parlare è una coppia di nomadi residente nel campo di via dei Gordiani, alla periferia est della Capitale. È qui che vive Nadia S., una delle protagoniste dell’occupazione dell’appartamento di Ennio Di Lalla, l’anziano di 86 anni sfrattato da casa sua, nel quartiere Tuscolano, per ben ventitré giorni.

Ora è indagata a piede libero per occupazione abusiva e danneggiamento, ma chi la conosce bene dice che non avrebbe mai fatto un gesto del genere da sola. Forse, è il sospetto dei genitori e degli altri abitanti del campo, è che le sia arrivata una soffiata, proprio come è successo alla coppia che si ferma a parlare con noi all’interno dell’accampamento. Del resto sono le inchieste dei commissariati che operano nelle "banlieu" capitoline a confermare che quello delle occupazioni è un vero e proprio racket che va avanti così, a suon di soffiate e di mazzette.

La richiesta va "dai 4 ai 10mila euro" secondo una fonte del Messaggero vicina alle indagini. È questa la cifra che gli aspiranti occupanti sono disposti a consegnare alle bande che gestiscono il giro per prendere possesso di immobili abbandonati, spesso di proprietà dell’Ater o degli enti. Ma anche di anziani, come Ennio Di Lalla. Non appena finiscono in ospedale o, peggio, al cimitero, c’è chi è pronto ad infilarsi nelle loro abitazioni.

Lo sanno bene nel complesso residenziale di via delle Canapiglie, a Torre Maura, dove eravamo stati lo scorso aprile per documentare l’occupazione di decine di immobili da parte di famiglie rom. "Si passano la voce, chi è già qui gli avrà dato la soffiata", ci avevano detto i residenti a proposito di una coppia di nomadi di origine serba che si era appena sistemata nell’appartamento di un’anziana venuta a mancare da poco.

Tornando alla "tassa" da pagare per l’occupazione, secondo la fonte del Messaggero, in molti la accetterebbero di buon grado di fronte alla prospettiva "di non pagare l'affitto o il mutuo per anni". Insomma, si tratta di una compravendita a tutti gli effetti, visto che l’arresto in flagranza di reato è quasi sempre impossibile. Ed è per questo, come ha dimostrato il caso di Ennio Di Lalla, poi risoltosi a stretto giro grazie alla grancassa mediatica, che per liberare un appartamento ci possono volere anche parecchi anni, soprattutto se all’interno ci sono bambini o disabili.

E in più, come ricorda il quotidiano di via del Tritone, i procedimenti contro gli occupanti finiscono quasi sempre negli uffici del giudice di pace. È anche per questo che nelle periferie romane ormai risulta occupato un terzo degli appartamenti di proprietà degli enti. L’ultimo blitz in un immobile di proprietà dell’Inps, poi sventato dai carabinieri, come racconta Roma Today, risale a tre giorni fa, in via Calpurnio Pisone, nel quartiere Don Bosco, lo stesso in cui si trova l’abitazione di Ennio.

Anche Lilana M., zia di Nadia e componente del gruppetto che occupò casa dell’anziano, dallo scorso luglio, rivela Il Tempo, vive in un appartamento di proprietà dello stesso istituto al piano terra di via Calpurnio Fiamma. Ovviamente occupandolo abusivamente. Secondo Il Messaggero nei palazzoni popolari di Don Bosco, Magliana, Cinecittà, ci sarebbero delle "talpe" che dietro compenso informano gli interessati sulla "disponibilità" degli appartamenti da occupare.

Si tratterebbe di bande organizzate e radicate sul

territorio, con informatori all'interno dei municipi. Potrebbe essere accaduto così anche per la casa del signor Di Lalla in via Pasquale del Giudice. Ad accertarlo sarà la Procura, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda.

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