Di Palamara e di Berlusconi

Le confidenze che ho raccolto da Luca Palamara nel libro Il Sistema al momento non bastano a smuovere il muro di omertà che parti della politica e della magistratura hanno innalzato attorno al sistema

Di Palamara e di Berlusconi

Le confidenze che ho raccolto da Luca Palamara nel libro Il Sistema al momento non bastano a smuovere il muro di omertà che parti della politica e della magistratura hanno innalzato attorno al sistema per l'appunto costruito negli anni per pilotare la vita politica italiana. Eppure ce ne sarebbero di spunti su cui riflettere e altri su cui indagare, ma farlo vorrebbe dire ammettere quantomeno l'ipotesi che sia esistito un patto tra sinistra e magistrati per impedire a Silvio Berlusconi di tenere il centrodestra al governo, nonostante la volontà espressa in alcuni casi a grande maggioranza dagli elettori.

Dalle parole di Palamara emerge infatti con chiarezza il motivo per cui negli ultimi 27 anni, dieci dei quali da presidente del Consiglio, Berlusconi ha subito 86 processi per un totale di 3.672 udienze, che a metterle tutte in fila si avrebbe un processo infinito, con udienze tutti i giorni, per dieci anni, Natale incluso. E che il tutto ha prodotto una sola condanna definitiva, discussa e ancora oggi discutibile per ammissione di due dei magistrati che l'hanno firmata.

Palamara ammette l'esistenza di un piano e di una strategia per isolare Berlusconi dalla vita politica. Di più, ne rivendica la paternità. Piano che, per inteso, non è stato mai archiviato, al punto che Berlusconi è ancora oggi a processo per gli strascichi di una vicenda, quella di Ruby, nata in piena era Palamara, per cui è già stato assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto. Se non si può riscrivere il passato, mi chiedo, perché almeno non provare a scrivere un presente e un futuro onesti e leali, e smetterla di perseguitare un leader politico, tre volte presidente del Consiglio, sostenendo contro ogni buon senso che i tremila euro al mese che Berlusconi erogava al musicista Mariano Apicella con il quale ha composto 130 canzoni - per prestazioni professionali da ben quindici anni prima del caso Ruby solo per fare un esempio tra i tanti possibili - siano stati un compenso per comperare il suo silenzio sui fatti contestati?

Palamara è il passato, ha «confessato» i suoi peccati, ma quel sistema purtroppo è ancora in piedi e continua ad operare indisturbato.

Fermarlo non è semplice, me ne rendo conto, ma dalle istituzioni, dal governo e dal Parlamento deve arrivare un segnale chiaro che lo scempio fatto in passato non può continuare come se niente fosse. Non sarebbe giusto per Silvio Berlusconi e neppure per la democrazia.

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