Papa Francesco: "No a mentalità che ci fanno diffidare degli altri"

Nel suo discorso il Papa ha voluto mettere in guardia dal rischio delle politiche di chiusura del Gruppo di Visegrad che nell'Ue potrebbero esercitare un forte richiamo per la Lettonia

Papa Francesco: "No a mentalità che ci fanno diffidare degli altri"

"Quando con fede ascoltiamo il comando di accogliere e di essere accolti, è possibile costruire l'unità nella diversità, perché non ci frenano nè ci dividono le differenze, ma siamo capaci di guardare oltre, di vedere gli altri nella loro dignità più profonda, come figli di uno stesso Padre". Così papa Francesco ha concluso l'omelia della messa celebrata oggi pomeriggio al Santuario Madre di Dio di Aglona, Lettonia.

Questa è sicuramente una delle tappe principali del Pontefice nel suo viaggio apostolico nei Paesi Baltici. Nel suo discorso il Papa ha voluto mettere in guardia dal rischio delle politiche di chiusura del Gruppo di Visegrad che nell'Ue potrebbero esercitare un forte richiamo per la Lettonia.

Papa Francesco ha denunciato proprio questo rischio quando ha affermato che "sembrano ritornare mentalità che ci invitano a diffidare degli altri, che con statistiche ci vogliono dimostrare che staremmo meglio, avremmo più prosperità, ci sarebbe più sicurezza se fossimo soli. Maria e i discepoli di queste terre ci invitano ad accogliere, a scommettere di nuovo sul fratello, sulla fraternità universale".

Durante la sua preghiera il Papa ha inoltre citato uno dei martiri del '900 in Lettonia come esempio di cristianesimo aperto: "Monsignor Sloskans, che riposa qui, dopo essere stato arrestato e mandato lontano scriveva ai suoi genitori: 'Vi chiedo dal profondo del mio cuore: non lasciate che la vendetta o l'esasperazione si facciano strada nel vostro cuore. Se lo permettessimo, non saremmo veri cristiani, ma fanatici".

Il viaggio di Papa Francesco, da sabato 22 a martedì

25, rappresenta un modo per manifestare la propria vicinanza alle "Chiese perseguitate" e all'insegna dell'ecumenismo, riporta Avvenire. Un viaggio che avviene a 25 anni di distanza da quello di Giovanni Paolo II nel 1993.

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